Lavoro molto particolare, quello degli
Amon Acid. Si tratta di un duo nato un paio di anni fa su iniziativa del polistrumentista ed artista sonoro greco
Sarantis, trapiantato a Leeds, e della bassista inglese
Briony. Psichedelia rock in senso molto ampio, piena di elettronica lisergica e suggestioni folk anatoliche, grondante atmosfere mantriche ma anche incursioni nello space-rock Hawkwind-iano più visionario. Troviamo brani cosmici duri e puri come "
Crystal eyes", che sembra una colonna sonora acid-psych-doom per un remake di 2001 Odissea nello Spazio, alternati a trip dal sapore medio-orientale come "
Caravan" o "
Nibiru's scrolls" dove l'elettronica drone si coniuga con elementi folk-mistici che profumano di sabbia, hashisc e caravanserragli isolati nel deserto. Un disco sicuramente originale, spiazzante, onirico, completamente alieno alle convenzioni mainstream.
"
Ψ" è un'altra traccia significativa, pare di ascoltare degli sciamani tuareg che mettono in scena un rituale sufista giocando con i sintetizzatori e gli strumenti della tradizione arcaica.
Ciò che emerge con forza dall'album è l'atmosfera narcotica e spirituale. Immagini di dervisci che praticano la danza Tannura, con le ampie gonne che ruotano in maniera ipnotica alludendo a tradizioni cosmologiche. Tutto immerso in un contesto di elettricità neo-psichedelico che richiama nomi come Om, Acid Mother's Temple, Sleep, per la potente carica allucinatoria e drogata.
Chiude il lavoro un altro estenuante gorgo psichedelico come "
Pyramids on Mars", che già dal titolo prefigura quella miscela di desiderio spaziale e legami con la culla mediterranea della civiltà umana. Undici minuti di rock fuori dagli schemi, tra effetti elettronici narcolettici, drum-machine essenziali, chitarrismo psycho-folk, strumenti etnici, immagini di guru benedicenti, desiderio di stordirsi fino allo sfinimento. Musica per pochi cultori dell'estremismo acido e psicoattivo.
Se ad un primo ascolto gli
Amon Acid mi avevano lasciato perplesso e spiazzato, approfondendo la loro proposta ho potuto cogliere meglio la loro trasversale originalità, il loro perseguire un discorso musicale tutt'altro che scontato e votato alla stimolazione di richiami quasi antropologici ma allo stesso tempo futuristi. Un pò prolissi, debordanti, allucinati, sfuggenti, ma certamente non banali. Una band non adatta alle masse, ma in grado di soddisfare gli psycho-rockers dalla mente più curiosa.
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