Ci sono sedicenti artisti che invero sono meteore ad uso e consumo di manager col fiato corto, che si vedono costantemente in televisione e nulla sono che pupazzetti creati dal marketing e artisti veri con la a maiuscola.
Lo svizzero
Tom Gabriel Warrior appartiene alla seconda categoria, uno dei pochissimi veri musicisti che col proprio carisma e sensibilità artistica sanno colpire nel segno.
Il nostro ha sempre seguito fin dagli
Hellhammer, che lo fecero conoscere al mondo, per poi mutare nei
Celtic Frost che gli diedero fama imperitura e riconoscenza da parte di noi amanti della musica dura, una coerenza forte e una fascinazione oscura per la voglia di sperimentare.
Anche con la sua nuova creatura il nostro confeziona un disco live che è una vera opera a tutto tondo.
Perché ha voluto creare una partitura musicale scritta per gruppo e orchestra unendo veramente due mondi che si sono spesso toccati in sede live, ovvero la musica dura e la classica; due stili che a volte generano buoni risultati, a volte invece tonfi incredibili.
Ma questo è diverso, qui non c’è nessuna divergenza, nessuno scontro che rivela cacofonie ma una miscela oscura, fascinosa, drammatica ed evocativa.
Tre movimenti, dove l’apertura “
Rex irae” era parte integrante di quel favoloso album targato
Celtic Frost a nome “
Into The Pandemonium”( un disco da avere assolutamente e che è ancora attuale); una composizione allargata, dove il metal oscuro della nuova formazione del chitarrista e compositore elvetico convive con umori sinfonici e densi di minacciosa presenza.
Ma è col secondo movimento “
Grave eternal” che si scopre veramente la bellezza fascinosa, crepuscolare e melodica; come se incontraste una vera dark lady affascinante, ma dall’anima che vi porterebbe alla perdizione.
Questo potrebbe essere l’esempio di questo atto, dove la band e le voci dei protagonisti si uniscono in una suite dove elettricità e sinfonia; movimenti classici e metal diventando una suite bellissima ed emozionante; il solo melodico posto quasi alla fine colpisce per pathos e brillantezza.
Qui ogni musicista, orchestrale offre il suo contributo possente e presente senza soffocare l’altro ma unendo invece le forze.
Il terzo ed ultimo movimento è una chiusa per orchestra e voce, dove l’emozione generata dalla musica colpisce cuore e anima; il pathos drammatico della composizione ti fa letteralmente venire i brividi per la tensione emotiva che provoca, davvero un finale eccelso.
Un disco che a mio modesto parere rimarrà nella storia della musica dura; perché i veri artisti vanno oltre il proprio estro per donare a noi una parte del proprio spirito; un disco dal vivo che è veramente vivo e genera emozione, grazie
Triptykon, grazie
Tom.
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