Copertina 7,5

Info

Genere:Avantgarde
Anno di uscita:2020
Durata:43 min.
Etichetta:Agonia Records

Tracklist

  1. DARWINIAN BEASTS
  2. INCENSE SWIRLS
  3. ALIEN LIP READING
  4. CROSSROADS
  5. THE DEVIL'S BLIND SPOT
  6. THE FIRST APE ON NEW EARTH
  7. AUTOMATA 1980

Line up

  • Haris: synths
  • Theoharis: guitars, vocals
  • J. Demian: bass, acoustic guitars

Voto medio utenti

Tendere allo spazio, benché attraverso sghembe traiettorie.
Inquadrerei così “Eden in Reverse”, enigmatico nuovo capitolo degli altrettanto enigmatici Hail Spirit Noir.
Parliamo, tanto per fare chiarezza, di una compagine che adoro letteralmente, ma che a questo giro ha messo in seria difficoltà le mie (limitate) capacità di analisi e giudizio.

Provate a pensare ad “Eden in Reverse” come alla febbricitante rielaborazione mentale di cosmonauti che, montati su una rabberciata astronave incapace di tenere la rotta, stiano vagando senza meta nel cosmo.
Così, obnubilati da strambe visioni ultraterrene, gli incauti esploratori della galassia fluttuano ora in acque immaginarie; acque sonore mosse da maree psichedeliche, agitate da correnti avantgarde, kraut rock e progressive anni ’70; acque da cui hanno già attinto Solefald, Pink Floyd, Oranssi Pazuzu, In The Woods, Tangerine Dream, gli Arcturus più “futuristi” ed i Borknagar più cerebrali (non è un caso se nel brano “Crossroads” compaiono le vocals di Lars Nedland).

Il risultato, paradossalmente, vanta maggior organicità e coesione rispetto al geniale “Mayhem in Blue”, che rimane comunque, a parere di chi scrive, un gradino sopra in termini di guizzo compositivo e capacità di coinvolgimento.
Eden in Reverse”, primo full dei Nostri per Agonia Records, sconta qualche passaggio a vuoto, oltre ad alcune astrusità difficilmente digeribili (si posi l’orecchio, a tal proposito, sui neurodeliri della conclusiva “Automata 1980”), ma rimane prodotto di gran lunga superiore alla media delle uscite coeve.

Di un’ovvietà quasi intollerabile affermare che composizioni come “Alien Lip Reading” o “The First Ape on New Earth” richiedano molteplici ascolti per essere apprezzate appieno; altrettanto banale scrivere che parliamo di un’opera -e più in generale di una proposta- per pochi, temerari avventurieri.
La compagine ellenica, d’altro canto, non deve curarsi granché di riscontri commerciali e apprezzamenti su larga scala, tanto da regalarci l’ennesima perla, grezza e nascosta, di una discografia di raro valore.

Per favore, cari Hail Spirit Noir: continuate a tendere allo spazio senza raggiungerlo mai. Osservare le sghembe traiettorie che traccerete in cielo sarà fonte d’incessante piacere.
Recensione a cura di Marco Cafo Caforio

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