Svedesi, innamorati del
sound cardine della radiofonia statunitense degli anni ottanta, con un rapporto un po’ difficile con i cantanti … questo, in estrema sintesi, l’
identikit dei
Captain Black Beard, formazione musicale di Stoccolma artefice di quattro
album di notevole valore, raramente ricordati quando si parla della grande invasione melodica scandinava contemporanea.
Con l’ingresso di
Martin Holsner dietro il microfono e un quinto disco eccellente come “
Sonic forces” sarà meglio rivedere leggermente le gerarchie del settore, inserendo di diritto il nome dei nostri accanto a quelli di State of Salazar, The Night Flight Orchestra e H.E.A.T. a cui li lega, tra l’altro, la presenza di
Dave Dalone in cabina di regia.
Songwriting scintillante, innata sensibilità nei cromatismi armonici e la “solita” inattaccabile preparazione tecnica, consegnano l’albo, in forma di luculliano pasto
cardio-uditivo, a tutti gli estimatori di Survivor, Toto, ELO e Le Roux, i quali, eventualmente, potranno rilevare in tale appagante convivio una lieve latitanza nella difficile arte del
refrain durevole.
Dettagli, in realtà, perché il vivace clima crepuscolare di “
Headlights” cattura fin dal primo ascolto, e lo stesso fanno la brillante “
Lights & shadows” e l’irresistibile “
Disco volante”, un’autentica istigazione allo scuotimento inconsulto del deretano.
“
Tonight” tratta il romanticismo senza stucchevolezza (anche grazie a un ottimo puntello tastieristico), la
title-track del programma mette a frutto con considerevole profitto l’immarcescibile lezione
Peterik-iana e “
Time to deliver” aggiunge una maggiore “fierezza” delle chitarre al sontuoso impasto sonico.
La coreografia ampollosa e virile di "
Midnight cruiser” piace senza conquistare pienamente, e se “
Young hearts” inscena con classe innata il leggendario “sogno americano”, la pulsante “
Gotham city” e lo
slow “
Emptiness” rappresentano pregevoli esempi di
synth-AOR, di quelli che i
metallari più intransigenti amano odiare, finendo poi magari per canticchiarli di nascosto.
Con un minimo incremento di sagace “ruffianeria”, “
Sonic forces” avrebbe probabilmente insidiato ancora più da vicino l’
elite nordica del settore, e ciononostante le doti seduttive dei
Captain Black Beard sono tali da irretire anche il più esigente degli
chic-rockers.
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