Gli
Ubi Maior, con il qui presente
“Bestie, Uomini e Dèi”, alle mie orecchie sono riusciti a creare il ponte ideale tra il rock progressivo italiano - con i suoi testi immaginifici dal gusto cantautorale - e il neo-prog dal respiro internazionale (penso a Pendragon e IQ).
Forti di un’esperienza pluriennale (la band è nata nel 2000), il sound personale e maturo che caratterizza il full-length rievoca artisti più o meno “prevedibili” - penso ai King Crimson ascoltando
“Misteri Di Tessaglia” o al Balletto Di Bronzo nell’epica
“Fabula Sirenis” - e altri non scontati (c’è qualcosa di Lucio Battisti nell’introduttiva
“Nero Notte” e qualcosa di Eugenio Finardi nella sopraccitata
“Misteri Di Tessaglia”).
Se l’interpretazione di
Mario Moi rimanda spesso alla vocalità unica di Peter Hammill (
“Wendigo”), la sezione strumentale non è da meno, come dimostrato dall’ottima
“Nessie”, con il suo sound che guarda all’America dei Kansas e agli esperimenti jazz-rock del Miles Davis di fine Anni Sessanta.
Chiude il cerchio la lunga titletrack, forse l’episodio più canonico del lotto, con le tastiere che tributano Dave Greenslade da una parte e le chitarre che strizzano l’occhio a David Gilmour dall’altra, ma senza cedere mai alla nostalgia.
Bentornati
Ubi Maior!
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