Copertina 7

Info

Anno di uscita:2020
Durata:37 min.
Etichetta:Small Stone Records

Tracklist

  1. FIRE DISCIPLINE
  2. GLORIOUS BABYLON
  3. GET LOST
  4. DEEP EMPTY
  5. THE WRAITH
  6. IN SEARCH OF
  7. THE GRAMERCY RIFFS
  8. RED CLOUD
  9. EPITAPH
  10. SPACE JOCKEY

Line up

  • Jon Conine: bass, guitar
  • Vechel Jaynes: guitar, vocals
  • Mike Pellegrino: guitar, vocals
  • Michael Petrucci: drums, percussion

Voto medio utenti

Nella vasta comunità contemporanea dei retro-rockers, perché mai dover prestare attenzione ai Lord Fowl, un quartetto americano apparentemente non dissimile dai tanti propugnatori dei suoni della tradizione?
Beh, non è facile fornire una motivazione “oggettiva” in tal senso, ma posso tentare di indurvi a un contatto con “Glorious babylon” definendo la proposta dei nostri una sorta di marea sonica dai gorgoglii iridescenti, in cui convivono hard-rock, stoner, soul, blues e psichedelia, frullati in un vortice ora adescante, ora ipnotico, dai contorni sempre piuttosto intensi e viscerali.
A chi non amasse le “metafore” e cercasse qualche indicazione vagamente più concreta, diciamo che Thin Lizzy, James Gang, Mountain e Cactus rappresentano i maestri di un gruppo che per intenzioni e “affinità elettive” si accoda a Rival Sons, Crobot, Greenleaf e Fu Manchu nella revisione “critica” delle radici del rock n’ roll.
Senza prosopopea, con un certo vigore e genuina fierezza, il programma dell’albo sciorina trentasette minuti di musica abbastanza godibile (contenuta in un fascinoso artwork, tra l’altro …), avvolgente nelle palpitanti pulsazioni di “Fire discipline”, ammaliante nelle melodie “sudiste” della title-track e nel fervido incedere di “Get lost”.
La straniante “Deep empty” prepara l’astante al magnetismo sensoriale di “The wraith”, personale best in class del sottoscritto, e se con “In search of” il clima diventa più inquieto e fremente, a “The gramercy riffs” è affidato il compito di esplicitare apertamente la devozione per l’arte inestinguibile di Phil Lynott, pur conservando una giusta dose di temperamento.
Dopo una nervosa “Red cloud”, non pienamente “a fuoco”, a completare l’opera arrivano l’intrigante “Epitaph” (una specie di fusione tra Masters Of Reality, Kiss e Wishbone Ash ...) e la liquida ballata “Space jockey”, che conduce l’immaginazione a sorvolare su montagne e abissi, ponendo fine a un itinerario sonoro istigatore di un discreto numero di “buone vibrazioni”.
Per raggiungere i campioni del settore manca sicuramente ancora qualcosa in termini di “scaltrezza” e tensione espressiva, e ciononostante ritengo la passione e l’istintività dei Lord Fowl elementi in grado di distinguerli da chi ha imparato “a memoria” la lezione e si limita a declamarla in maniera diligente e pedissequa … dategli un ascolto, credo ne valga la pena.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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