Considerare la lezione della
NWOBHM un fenomeno culturale oltre che puramente musicale, credo sia ormai da assumere tra gli incontrovertibili dati di fatto.
Difficile, altrimenti, spiegare il prepotente rilancio di certi suoni tra le
band di “nuova generazione”, capaci di farli (ri)emergere spontaneamente dai pantani dell’
underground, analogamente a come fecero i loro antesignani al crepuscolo degli anni ottanta.
All’interno di questo movimento si segnalano certamente i
Dark Forest, in realtà già da un po’ fieri paladini della rinascita del
british metal, forti anche della loro nobile origine geografica.
“
Oak, ash & thorn”, il nuovo lavoro marchiato ancora una volta dall’encomiabile
Cruz Del Sur Music, prosegue imperterrito il percorso espressivo del quartetto inglese, arricchitosi nel tempo d’imponenti suggestioni
folk e risultante oggi come un’intrigante commistione tra Iron Maiden, Cloven Hoof (formazione di cui ha brevemente fatto parte il fondatore del gruppo
Christian Horton), Thin Lizzy e Skyclad.
L’opera è dunque dedicata a chi ama le epiche cavalcate soniche tra gli spettri dell’
Antica Inghilterra, all’interno di un
songbook fatalmente ortodosso e tuttavia intriso da dosi importanti di classe, vocazione e stile, tali da rendere credibile e appagante una devozione mai ridondante e molesta.
In questo contesto, anche il cantato parecchio
Dickinson-iano di
Josh Winnard appare coerente e adeguato, diventando l’efficace nocchiere di evocative stesure armoniche, alimentate dalla lettura di “
Puck il folletto” di
Rudyard Kipling.
Sostenuto dall’eccellente lavoro chitarristico della coppia
Horton /
Jenkins, il programma, introdotto dall’elegiaca “
Ælfscýne”, vi condurrà in un clima intriso di arcane fantasie mitologiche, da cui si stagliano istantaneamente la radicata vena eroica di “
Wayfarer's eve” e “
The midnight folk” nonché il
pathos catalizzante dell’articolata “
Avalon rising”, un brano che chi apprezza questi lidi sonori non potrà che adorare.
Sempre in tema di composizioni più variegate arrivano gli undici minuti abbondanti della
title-track a confermare le sfaccettate capacità interpretative dei
Dark Forest, rinfocolate dall’
anthemico afflato celtico di “
The woodlander” e dall’animo bellicoso di “
Eadric's return”.
Esprimendo qualche piccola riserva solo per la melodia apatica di “
Relics” e per l’accessorio strumentale sinfonico “
Heart of the rose”, non mi rimane che consigliare “
Oak, ash & thorn” a tutti quelli che credono che la tradizione dell’
heavy metal rappresenti un valore degno di essere tramandato, in grado, nelle mani “giuste”, di non perdere una stilla del suo inestinguibile fascino primigenio.