Anata - The Conductor's Departure

Copertina 6,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2006
Durata:53 min.
Etichetta:Wicked World Records
Distribuzione:Self

Tracklist

  1. DOWNWARD SPIRAL INTO MADNESS
  2. COMPLETE DEMISE
  3. BETTER GRIEVED THAN FOOLED
  4. THE GREAT JUGGLER
  5. COLD HEART FORGED IN HELL
  6. I WOULD DREAM OF BLOOD
  7. DISOBEDIENCE PAYS
  8. CHILDREN'S LAUGHTER
  9. RENUNCIATION
  10. THE CONDUCTOR'S DEPARTURE

Line up

  • Fredrik Schälin: vocals (lead), guitars, lyrics, songwriting
  • Andreas Allenmark: guitars, vocals, songwriting (track 1)
  • Henrik Drake: bass
  • Conny Pettersson: drums, songwriting (track 7)

Voto medio utenti

Il death metal degli svedesi Anata, band al terzo disco, è un ibrido che, avendo acquisito alcuni pregi di generi trasversali al death metal, ha simmetricamente perso alcune caratteristiche del sound primigenio. Almeno ciò è quanto sembra emergere dall’ascolto di questo “The Conductor’s Departure”, un disco che in molti punti è prolisso, a causa della voglia della band di voler stupire con passaggi intricati, melodie stranianti ed incisi strumentali che a volte si fa fatica a comprenderne il senso.
La band nella bio cita, un po’ a sproposito a dir la verità, Meshuggah, Gojira ed Opeth, quando non venga accostata, da altri “illuminati”, a Cynic e Pestilence. Il problema è che nel bailamme di paragoni si perde quasi subito la bussola, e non si tiene conto che gli Anata per cercare di suonare in maniera tecnica e culturalmente elevata, trascurano di darci dentro, e quando parlo di darci dentro, io parlo di brutalità, intensità, violenza sonora e concettuale, in una sola parola Death Metal!!!
Non che queste componenti non siano presenti, ma spesso sono diluite in una melodia stanca, assolutamente senza senso. Prendete l’iniziale “Downward Spiral Into Madness”, dopo un incipit brutale e decisamente catchy, attacca con una melodia senza alcuna attrattiva, il cui unico pregio è quello di essere frammista ad accelerazioni davvero buone della band, e quindi di farle risaltare ancora di più.
Sia chiaro che il problema non è l’eccessiva prolissità o l’esasperato tecnicismo in sé, ma è proprio un problema di amalgama, laddove molte soluzioni sono solo stucchevoli tentativi di stupire e creare un sound “anticonformista”, ai limiti del naif. Il risultato è che spesso le canzoni vivono di pochi buoni momenti e molte pause compositive da fare venire due coglioni grandi come cocomeri.
Ora di sicuro non è possibile disconoscere comunque lo sforzo compositivo e la bravura tecnica della band, e nemmeno quanto di buono fatto in questo disco, che altrettanto comunque non è poco, però se devo dirvi di essere rimasto impressionato, vi dico una bugia.
Non escludo, tuttavia, che a molti di voi potrebbe piacere, quindi se non vi fidate di me, un ascolto dateglielo pure.
Recensione a cura di Luigi 'Gino' Schettino

Ultime opinioni dei lettori

Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?

Ultimi commenti dei lettori

Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?
Queste informazioni possono essere state inserite da utenti in maniera non controllata. Lo staff di Metal.it non si assume alcuna responsabilità riguardante la loro validità o correttezza.