Che cosa si può aggiungere sugli
FM che non sia già stato detto?
Impresa ardua … che rappresentano da anni un impegnativo
benchmarking dell’
AOR britannico (e non solo …), che possono contare su uno dei cantanti più seduttivi dell’intera scena melodica, che il loro
songwriting ha mantenuto nel tempo un’identità rara e che nei tempi recenti hanno ritrovato una
verve in grado di riportarli ai vertici del genere … sono tutte considerazioni di “pubblico dominio” tra gli estimatori dell’
hard raffinato, passionale e solare.
E allora limitiamoci a rilevare come “
Synchronized” rappresenti l’ennesima dimostrazione della “seconda giovinezza” di un gruppo che pur senza mai deludere i suoi
fans, prosegue imperterrito a propugnare quella brillantezza espressiva ritrovata verso la metà degli anni duemila.
Il disco rimpingua con un’altra dozzina di gemme soniche il sontuoso repertorio di una
band in straordinarie condizioni di forma, immediatamente esposte nell’atto d’apertura affidato all’euforizzante t
itle-track, trainata dal vivace cromatismo delle tastiere, dalla pulsante pressione del
funky n’ blues e da un clima parecchio “cinematografico” (il
remake di qualche “ottimistica” pellicola
ottantiana sarebbe perfetto …).
Il seguito della raccolta non è altro che la conferma di una superiorità tecnico / emotivo / compositiva davvero difficile da contrastare, a partire dalla deliziosa vaporosità elegiaca di “
Superstar”, per poi continuare con il velluto prezioso che avvolge “
Best of times” e con una “
Ghost of you and I” che in un colpo solo cancella buona parte delle
hit a sfondo intimista propinate giornalmente dai palinsesti radiofonici contemporanei.
Rimanere impassibili di fronte alla melodia avvolgente di “
Broken” (con qualcosa dei Toto nell’impasto sonico) raccomanda un pronto
check-up sensoriale, e lo stesso sollecito accertamento lo consiglio a tutti quelli che eventualmente non dovessero entusiasmarsi per “
Change for the better”, una sorta di felice interpolazione tra
Don Henley, Bad English e
Michael Bolton.
“
End of days” ostenta tutta l’inattaccabile “attualità” di un suono “antico”, “
Pray” pulsa di notturno di
R n’ B , confermando
Steve Overland nel ruolo di autentico
soul provider, mentre “
Walk through the fire” ridesta con innato buongusto il ricordo dei Mr. Mister nella memoria degli
aficionados del settore.
Gli stessi che sono sicuro apprezzeranno l’
hardeggiante “
Hell or high water”, le languide atmosfere
rootsy di “
Angels cried” e il
mood felpato e vibrante di “
Ready for me”, non lontano da certe cose dei Bad Company.
Un’oretta di grande musica, insomma, proposta da un manipolo di “veterani” dotati di enorme talento e alimentati dall’energia di un “emergente”, capaci di esprimersi ancora una volta in termini artistici di piena eccellenza.
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