Con colpevolissimo ritardo mi accingo a recensire l'ultima fatica dei nostri
Great Master, band all'opera dal lontano 94, uscito a fine 2019 per la sempre attiva
Underground Symphony.
I nostri, per il quarto full lenght, si presentano con una line up parzialmente rinnovata, con le novità rappresentate dal nuovo cantante
Stefano "Stex" Sbrignadello, dotato di una voce molto pulita ed incisiva, capace di arrivare a note molto alte,
Giorgio Peccenini, alle tastiere, sempre presenti e gradevole lungo tutti i 55 minuti di durata del disco,
Massimo Davide, al basso, e
Manuel Menin, che affianca alle chitarre il leader e mastermind
Jahn Carlini.
La band veneta per il nuovo disco propone un album dedicato completamente a tematiche piratesche su una base caratterizzata da un solido power metal, dominato da mid tempo caratterizzati da buone melodie e qualità individuali.
Si inizia con la classica intro sinfonica che sfocia nella marziale
Shine On, che mette in luce subito l'ottima produzione targata
Mularoni, e l'ottima scelta fatta con il nuovo cantante.
Si prosegue con le buone
Urca da Lima, il famoso galeone spagnolo ricco d'oro naufragato nel 1715, e
Over the Seas, altri pezzi caratterizzati da ritmi abbastanza lenti, ma che si fanno apprezzare per il buon songwriting e le melodie vincenti.
I ritmi si fanno più veloci con la successiva
War, che mostra come la band sia a proprio agio anche quando preme sull'acceleratore. Il pezzo che nel riffing ricorda un po' i Running Wild, è dotato di un ritornello da cantare a squarciagola e con il pugno alzato.
L'album si fa apprezzare nella sua interezza per la capacità di scrivere belle melodie, sempre adatte alle tematiche che si stanno affrontando, come nella bella e rocciosa
Long John Silver, dedicata al famoso capitano.
Skull and Bones è un album fiero ed orgoglioso, come un viaggio in mare con la bandiera dei pirati che sventola alla ricerca della prossima preda.
Una band colpevolmente sottovalutata che deve essere scoperta e merita di essere apprezzata
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