I Crematory hanno ormai ben poco a vedere con le loro origini, e mi riferisco a lavori come "Transmigration" (1993), "Just Dreaming" (1994) o l'ottimo "Illusions"(1995, e qui era inclusa la stupenda "Tears Of Time"). Musicalmente la formazione tedesca progressivamente si è, infatti, lasciata alle spalle il Death Metal a favore di sonorità gothic/elettroniche, anche se, in effetti, in occasione di "Klagebilder" vanno ugualmente a riallacciarsi al proprio passato, dato che come successe per "Crematory" (1996) per l'aspetto lirico optano per la lingua natale, ovviamente con al microfono il sempre efficace ed inconfondibile Felix. Un abbinamento, quella tra musica e testi che troverà probabilmente i maggiori consensi proprio tra le mura di casa, in Germania.
Bisogna ammettere che l'incontro tra soluzioni Dance, un guitarwork ed un cantato comunque grintosi, atmosfere decadenti ed altri momenti decisamente ruffiani (vedi ad esempio "Die Abrechnung", "Warum", "Der Morgen Danach" o l'accattivante "Nie Wieder") gli riesce discretamente bene, ma non irrobustiscono a sufficienza la struttura portante del disco, che così mostra diversi passaggi a vuoto, come le tediose "Höllenbrand" e "Der Nächste" o la pretenziosa "Spiegel Meiner Seele", una simil ballad, tra suoni sintetici e quelli di un pianoforte, che chiude malamente l'album.
I Crematory insistono e portano avanti quel percorso musicale che hanno intrapreso nella seconda parte della loro carriera con album come "Believe" e "Revolution"... e con risultati simili.
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