Avevo sentito parlare dei
Notturno Concertante per una serie di tributi ai “mostri sacri” del progressive rock pubblicati tra la fine degli Anni Novanta e l’inizio del nuovo millennio. Il collettivo di oggi porta lo stesso nome ma ha ampliato sensibilmente i propri orizzonti musicali.
Nell’ottimo
“Let Them Say” prevale il prog strumentale dalle forti connotazioni acustiche, moderno ed elegante, esotico nelle tinte e contaminato dalla world music. Questo è il caso della titletrack, di
“Delicate Sabbath” (che strizza l’occhio alla fusion), ma anche delle più propriamente progressive e mediterranee
“Lovers Second Leap” e
“Finis Terrae”.
Ma non è tutto. Nel full-length c’è spazio anche per l’elettronica minimale di scuola Eno/Byrne (
“Dei Miei Sospiri”, “Evidence Of Invisible”) e non mancano certe concessioni “ipnotiche” dal sapore trip-hop (
“Fellow Travellers”, “Handful Of Hopes”) che fanno da contraltare ad episodi rocciosi come
"So Far Out”, un po’ Hiromi nel risultato finale.
Del progressive “che fu” rimane solo la breve e romantica
“Darkness I Became”, interludio pianistico tutt’altro che nostalgico che comunque non avrebbe sfigurato in qualche release “nobile” dei primi Anni Settanta.
Qui c'è classe da vendere.
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