“Don’t Judge A Book By Its Cover.”Il nuovo progetto di
Arjen “Ayreon” Lucassen non doveva essere una rock opera, bensì un film. L’idea non era male, considerando la trama piuttosto diversa dai “soliti” concept fantascientifici dell’olandese, che ben si sarebbe prestata a una trasposizione cinematografica.
Siamo infatti al cospetto di una tragedia simil-shakesperiana dalle tinte horror/gotiche supportata da un fumetto e ambientata nel XIX secolo. Molto brevemente, i protagonisti sono due giovani innamorati, Daniel (l’ormai fedelissimo
Tommy Karevik) ed Abby (l’incredibile
Cammie Gilbert degli
Oceans Of Slumber). Quando Abby viene accusata dell’omicidio di Daniel, questi si ritrova catapultato in una “terra di mezzo” - il
“Transitus” del titolo dell’album - da cui cercherà di provare l’innocenza di Abby con l’aiuto dell’Angelo della Morte interpretato da
Simone Simons degli
Epica. E ovviamente non mancano tutta una serie di sottotrame a giustificare l’ennesima carrellata di ospiti eccellenti, da
Dee Snider dei Twisted Sister (in veste del padre di Daniel e di Henry, il fratello che ha la voce
Paul Manzi degli Arena) a
Tom Baker, narratore e indimenticabile
“Doctor Who” nella serie televisiva omonima.
Ma la musica? Se in
“The Source” avevo contestato un sound troppo sbilanciato verso l’heavy metal (non a caso quell’album inizialmente avrebbe dovuto essere un nuovo capitolo della saga Star One), qui il tutto è sicuramente più equilibrato, anche se molto spesso roccioso e - questa è una novità - epico e sinistro grazie all’apporto del coro
Hellscore, già al lavoro con
Orphaned Land e
Therion (
“Fatum Horrificum” lo trovo un episodio davvero a sé stante nel catalogo di
Lucassen). Parte del merito va, a mio parere, alla (sofferta) mancanza di
Ed Warby, storico batterista del progetto
Ayreon, qui sostituito dall’ottimo
Juan Van Emmerloot, meno “fabbro” del suo comunque solidissimo predecessore e alle mie orecchie più dinamico.
Un altro aspetto che ho apprezzato è “l’essenzialità” dell’opera (che, a dirla tutta, forse avrebbe potuto essere un album singolo come spiegherò in seguito) con tanti brani brevi e pochi temi ricorrenti ben dosati per tutta la durata del full-length.
A scanso di equivoci, sappiate che
“Transitus” suona
Ayreon - o come qualcuno ha brillantemente scritto sul forum AyreOne - al 100%, con tanto di autocitazioni, anche se non so fino a che punto volute (la più evidente è il ritornello di
“Talk To The Town”, davvero identico al refrain di
“Digital Rain” da
“Victims Of The Modern Age”, ma gli esempi potrebbero continuare). Ci sono l’amore per i Pink Floyd (
“Two Worlds Now One”, “Abby In Transitus”), i momenti più disimpegnati (
“Dumb Piece Of Rock”, cantata da
Mike Mills), le canzoni strappalacrime (
“Old Friend”, “Daniel’s Vision”) e le influenze dei musical più celebri e cari ad
Arjen (
“Condemned Without A Trial” profuma di Andrew Lloyd Webber, così come
“Message From Beyond” sembra presa direttamente da
“The War Of The Worlds”).
Solo due aspetti non mi hanno convinto del tutto di
“Transitus”: la discutibile copertina, seconda solo a quella di
“Actual Fantasy”, e il finale dell’opera (da
“She Is Innocent” in poi è praticamente tutto già sentito, solo rielaborato e ricucito secondo le necessità narrative), aspetto sul quale posso però sorvolare perché ho sempre preferito il “poco ma buono” - così alla fine si ha ancora un po’ di appetito - al “tanto e buono”, che notoriamente sfocia nell’indigestione.
Ne sono certo,
“Transitus” dividerà i fan tra chi lo amerà alla follia e chi lo odierà parimenti, e non credo che qualcuno rimarrà “semplicemente” indifferente. Ma per quanto mi riguarda è il miglior album a nome
Ayreon che ci si potesse aspettare dopo 25 anni di onorata carriera.