Dopo un passato nella “promessa” (non del tutto mantenuta …) Endeverafter e la fuoriuscita (non priva di polemiche, come da copione consolidato …) dagli L.A. Guns,
Michael Grant si è potuto dedicare anima e corpo ai suoi
The Assassins, autori di un debutto, questo “
Always the villain”, piuttosto interessante per come cerca di mescolare gli stilemi più classici dello
street-metal americano con alcune suggestioni “alternative”, ostentando una sfera d’azione abbastanza ampia e variegata.
Con il solo supporto di
Shane Fitzgibbon (pure lui ex L.A. Guns) alla batteria in alcuni pezzi,
Grant sforna un dischetto che piacerà a chi apprezza gruppi come Hinder, Buckcherry, Beautiful Creatures, Bullets and Octane, Brides Of Destruction o gli stessi Endeverafter, tutta “gente” che ha (o aveva …) tra gli obiettivi primari della sua “missione artistica” la revisione oculata di certi radicati stereotipi del settore.
Forte di un
songwriting discretamente articolato, l’albo esordisce con l’impatto deflagrante di “
Barrel of a gun”, incisiva interpolazione tra L.A. Guns, Motley Crue e Crashdïet, ma già dalla sua
title-track si capisce che l’intento del “gruppo” non è quello di limitarsi a un’unica soluzione espressiva. Il brano, infatti, scurisce i toni e li asperge di fumi psichedelici (in una specie d’incrocio tra Vain, The Mission e The Throbs), mentre la successiva “
Killing me slowly” sfodera un andamento metallico strisciante e sinistro, che esplode in un
refrain di sicura presa, all’interno di una traccia che potrebbe attirare pure l’attenzione dei
fans dei WASP.
“
Nightmares” è un buon esempio di sognante
radio-rock contemporaneo e se in “
Red light run” il clima si tinge di
glamour e di vaporosità alla maniera di certi Enuff Z’Nuff, le ariose melodie di "
Anthem of us” e "
Runaway (Can you stand the rain)” finiscono per aleggiare sui sensi senza soggiogarli in maniera risoluta.
Andiamo meglio con le ipnotiche pulsazioni, tra The Cure e Jane’s Addiction, di "
Break me with u” e con le scorie di Faith No More su cui è edificata "
Death of me”, per poi affidare all’energia di “
Gimme salvation” e alla crepuscolare “
Secrets” la chiusura di un programma per molti versi “imperfetto” e tuttavia assai allettante, soprattutto in ottica futura.
L’impressione netta è, per l’appunto, che sotto la sigla
Michael Grant & The Assassins si possa sviluppare ulteriormente la personalità e il talento di un abile sostenitore del “crossover” (si dice ancora così?) tra i generi, in grado, pur senza distillare prospettive artistiche particolarmente “avventurose”, di rendere pienamente efficace un “compromesso” sempre difficile da amministrare … un motivo in più per inserirli di diritto fin da ora tra gli “osservati speciali” della scena.