Il nuovo album dei The Haunted, paragonato ai primi dischi della band, segna una svolta epocale nel suono dei cinque svedesi. “The Dead Eye” dovrebbe rappresentare nelle intenzioni della band, un manifesto da parte di musicisti open mind per un pubblico di ascoltatori altrettanto open mind. Il che lascerebbe presagire qualcosa di estremamente innovativo, cosa che invece non è.
O meglio forse rispetto al thrashone grezzo e ignorante degli inizi, la differenza è come il giorno e la notte, visto che su “The Dead Eye” la band fa richiami a certe cose degli Entombed di “Wolwerine Blues” quando non addirittura ai Down di “Nola”, come ad esempio su “The Drowning”, con un sound che sembra davvero “southern”. È ovvio che la band non mette da parte il rifferama thrash metal che la contraddistingue, ma spesso l’impatto è mitigato dalla melodia, con sprazzi anche acustici. C’è da dire che inoltre i The Haunted mettono in mostra anche attitudini progressive, che la stessa band non fa mistero di addebitare ai King Crimson, e c’è da dire che spesso Peter Dolving canta pulito, con clean vocals molto belle ed espressive, come in “The Cynic” ad esempio.
Ottima la produzione, pulita e potente, ad opera di Tue Madsen, ormai divenuto un vero e proprio guru per il metal europeo, soprattutto dell’area scandinava.
L’impressione che si ha da un ascolto generale del disco, è che la band abbia trovato le coordinate giuste per emanciparsi da certi cliché slayerani e al tempo stesso non pagare dazio all’inevitabile disagio nell’affrontare un sentiero inesplorato. Ciò si evince chiaramente da una qualità media delle canzoni elevata, seppure nessuna di esse risalti particolarmente rispetto alle altre. Forse ciò è un punto di forza, perché significa che la band ha dato alla luce un disco dal sound già maturo.
Resta comunque il fatto che un po’ spiazza, perché forse dai The Haunted ti aspetteresti altro, e forse perché se vuoi musica un tantino più “impegnata” in generi cerchi altrove.
Di sicuro questo però è un punto di partenza per la band, il futuro è ancora tutto da scrivere e forse ci riserverà sorprese.
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