Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2012
Durata:21 min.
Etichetta:Candlelight Records

Tracklist

  1. POINT OF NO RETURN
  2. CRADLE TO THE GRAVE
  3. ARISE
  4. POSTMORTEM

Line up

  • David Sanchez: vocals, rhythm guitar
  • Reece Scruggs: guitars
  • Jesse De Los Santos: bass
  • Pete Webber: drums

Voto medio utenti

Ad un anno dal precedente “Time is up”, ecco arrivare un EP transitorio per gli Havok, quattro tracce (due inedite e due cover), che non fanno certo gridare al miracolo, né nel primo, né nel secondo caso. I due brani inediti si muovono lungo classicissime coordinate thrash metal, senza però colpire davvero nel segno. Per carità, sono due pezzi strutturati bene e che picchiano duro, ma a cui manca quel quid in più che può fare la differenza a livello compositivo, per evitare che la band americana si mescoli a mille altre band buttate spietatamente dalle case discografiche nel calderone del thrash revival. La title track parte subito all’attacco con un riff serrato e un ritmo mediamente veloce, sul quale va a stagliarsi la voce di David Sanchez, forse il vero e proprio punto di forza del gruppo, il classico timbro thrash come non si sentiva più da tempo. Il prosieguo del brano troppo assestato sui mid tempo, però, non convince appieno, a differenza di “From the cradle to the grave”, più spedita e coinvolgente. Anche in questo caso, però, restiamo nello scolastico. La band, infatti, svolge bene il compitino, ma si limita purtroppo solo a questo. Cosa dire invece delle cover? Beh, la prima considerazione che mi viene in mente è che si sarebbero potuti sforzare un po’ di più nel cercare brani meno sputtanati. La seconda è che in ogni caso il confronto con due classici del genere è sempre e comunque impossibile, si parte sconfitti in partenza. E così è stato, infatti, soprattutto per quanto riguarda “Arise”, tecnicamente ineccepibile, ma piuttosto moscetta se paragonata alla furia omicida della versione originale. Più convinta e violenta, invece, “Postmortem”, che a sorpresa prosegue con l’immancabile e immarcescibile “Raining blood”, anch’essa ben riproposta, ma priva, ancora una volta, della cattiveria che sprigiona l’originale. In definitiva, quindi, si tratta di un EP abbastanza trascurabile, a meno che non siate dei maniaci del thrash metal o più semplicemente dei grandi fans della band. A tutti gli altri consiglio di risparmiare i soldi e di usarli per qualcos’altro di più convincente…
Recensione a cura di Roberto Alfieri

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 31 mag 2012 alle 12:55

Visti ieri con i Fear Factory al New Age!! Non male!....

Inserito il 27 mag 2012 alle 13:08

li ho sempre amati.

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