Neraterræ è il progetto di
Alessio Antoni, musicista spezzino dedito al dark ambient, già autore l’anno scorso di “
The Substance of Perception”, debutto uscito su
Cyclic Law, etichetta culto del settore.
Quest’anno il nostro dà alle stampe, con la medesima etichetta, il seguito, il presente “
Scenes From The Sublime”, un concept di assoluto valore che ha ad oggetto la potenza del sublime inteso come la manifestazione del bello e del grande, nel suo più alto grado, nonché la proprietà dell’arte di indurre uno stato di estasi, con la consapevolezza emotiva dell’infinità e della potenza irresistibile della natura vista attraverso scenari ultraterreni che trascendono il tempo e lo spazio.
Quanto poc’anzi detto trova compimento in una monumentale esperienza audiovisiva nella quale ad ognuna delle dieci tracce è associato un dipinto che è al tempo stesso ispirazione della musica e destinatario della stessa quale colonna sonora della relativa contemplazione.
Ciò detto cominciamo col dare le coordinate stilistiche dell’opera. La maggior parte dei dipinti afferiscono ad autori che hanno fatto del grottesco, dell’orrore e dell’inquietudine la propria cifra stilistica.
Da
Hyeronimus Bosch a
Francisco Goya, da
Zdzislaw Beksinski a
Salvador Dalì, il tratto peculiare dell’universo visuale ci trasporta in visioni a volte incubiche, soprattutto oniriche e ricche di dettagli raccapriccianti.
L’universo visuale, che abbiamo detto avere in comune un’oscurità di fondo, si riverbera nell’aspetto musicale, anch’esso tetro, plumbeo, ed in questo frangente si potrebbe muovere una critica al nostro, e vado a spiegarmi. Se è vero che il dark ambient non è musica cinematica, dove quindi non è lecito aspettarsi variazioni ritmiche, è altrettanto vero che i dipinti, e quindi le visioni da essi ispirate, non sono omogenei. Tutto questo per dire che forse l’introduzione di qualche pattern ritmico, magari in salsa industriale, nel variare il platter musicale avrebbe certamente giovato anche al concept, aiutando meglio l’ascoltatore ad immergersi nell’atmosfera dei singoli dipinti. Ciò al fine di evitare, ai meno avvezzi al genere, la solita critica in base alla quale la musica dark ambient è tutta uguale; critica questa che nasconde un approccio al genere totalmente sbagliato, perché non coglie l’essenza di un genere che vive di umori, di sottili inquietudini, di flash accecanti nel buio dell’esistenza.
Prima di addentrarci definitivamente nell’opera, mi preme sottolineare un altro aspetto peculiare di questo lavoro, già evidenziato nel disco di debutto, ovvero il fatto che
Alessio Antoni, pur dedicandosi ad un genere che è per tradizione isolazionista, dia vita a collaborazioni con altri artisti della scena ambient praticamente su ogni traccia, in quello che alla fine rischia di divenire a tutti gli effetti un lavoro corale, rompendo così ogni schema della musica ambient.
L’iniziale “
The Last Abjurer”, ispirata da
AA72 di
Beksinski, sembra volerci condurre per mano lungo il tetro cammino dei morti rappresentato nel dipinto, mentre la successiva “
Fate Unveiled” ci spinge oltre, sulla scorta delle “
Quattro visioni dell’aldilà” di
Bosch, pezzo che anche grazie alla collaborazione di
Dødsmaskin è veramente potente e disturbante.
“
In Defeaning Silence” è ispirata al dipinto “
Ivan il terribile e suo figlio Ivan” del pittore russo
Ilya Yefimovich Repin, testimone della rivoluzione d’ottobre. L’atmosfera concreta e soffocante del pezzo sembra presagire l’abisso della dittatura sovietica e le sue alienanti aberrazioni.
“
Thou, Daemon” contiene, come elemento di varietà rispetto ai precedenti pezzi, le vocals di un paio di guest che sono abili nel ricreare gli spasmi e i tormenti di un indemoniato, protagonista del dipinto “
L’esorcismo” di
Goya, in quello che sicuramente è il pezzo più inquietante del disco.
“
Passion Domain” ha ad oggetto uno dei dipinti più celebri tra la comunità metallara, ovvero “
Il viandante sul mare di nebbia” di
Caspar David Friedrich. La canzone è torbida, contenendo un rumore di fondo, un algido fruscio, che vale forse a vivificare la nebbia del dipinto. Il tema romantico del quadro è sottolineato da una sottile linea di pathos che attraversa tutta la canzone.
“
The Unfathomable Lives Again” ci riporta in una dimensione incubica frutto, appunto, de l’“
Incubo” di
Johann Heinrich Füssli, pezzo più breve del disco, come breve è la sensazione che quasi tutti abbiamo sperimentato nel corso della nostra vita di avere, di notte, durante il sonno, un peso sullo stomaco che ci impedisce di respirare.
“
Doorway To The I” ci riporta a
Beksinski e al suo
AE78, pezzo che muta coordinate proiettandoci in una dimensione cosmica alla quale si accede attraverso il portale raffigurato nel dipinto, una porta di accesso alle stelle, per atmosfere che lambiscono
H.P. Lovecraft.
“
The Collapse Of Matter And Time” è il titolo che rappresenta appieno il dipinto “
La disintegrazione della persistenza nella memoria”, dipinto iconico del genio di
Dalì. Il ticchettio iniziale dell’orologio segna semplicemente gli attimi che precedono il collasso della materia e del tempo, con un tema che sembra riprendere l’orrore cosmico del solitario di Providence del pezzo precedente, inondandolo però di riverberi a simulare perturbazioni mareali dello spazio e del tempo.
“
Towards Onereic Truth” è ispirata ad un altro celeberrimo dipinto, quell’”
Isola dei Morti” di
Arnold Böcklin che, tra le altre cose, era uno dei dipinti preferiti di
Hitler, che ne possedeva una copia personale, una delle cinque copie del dipinto elaborate nel corso degli anni. Nella canzone è possibile sentire lo sciabordio delle onde, solcate dalla barca del dipinto, e l’afflato della mistica voce femminile che sospira ai morti in un contesto che oseremmo definire simil apocalittico.
La conclusiva “
Virtues Of The Dawn” è ispirata dal dipinto “
Luce e colore (la teoria di Goethe) – Il mattino dopo il Diluvio. Mosè scrive il libro della Genesi” di
Joseph Mallord William Turner e rappresenta una sorta di riviviscenza dopo il buio della notte, il sorgere dell’alba dopo le tenebre, la luce che diventa intensa, brillante, in maniera così violenta da trasfigurare tutta la materia, annientandola.
Dischi come “
Scenes From The Sublime” hanno il valore aggiunto di offrire numerosi spunti di approfondimento, permettendo di addentrarsi a 360° nell’arte, con riferimenti culturali che spingono l’ascoltatore a cercare oltre la materia sonora. L’ascolto del disco può essere il punto di partenza per scoprire nuove opere d’arte, non esaurendo la propria funzione nell’immediatezza dello strumento sonoro, ma proiettandola al di fuori dove l’unico limite è la sete di sapere dell’ascoltatore.
Per il resto va fatto un grande plauso ad
Alessio Antoni, capace di rielaborare con un tocco personale un genere che con
Lustmord e la scuola svedese sembrava avere già detto tutto, con l’auspicio per il futuro di una maggiore contaminazione con la musica industriale che, come già detto, avrebbe dato maggiore definizione al suono di
Neraterræ.