Copertina 8

Info

Genere:Avantgarde
Anno di uscita:2020
Durata:32 min.
Etichetta:Aural Music

Tracklist

  1. INTRO THE CHASM
  2. DISTRESS
  3. TENTACLES
  4. COILING OF THE TUBAS
  5. SERPENTINE SERPENTONE
  6. OCEAN ON A ECO
  7. GRAVE
  8. STROMBACEA
  9. ENDLESS SPIRAL HELIX
  10. END WILL COME WHEN WILL RING THE BLACK BELLS

Line up

  • Francesco Bucci Trombone
  • Paolo Raineri Trompet
  • Beppe Mondini Drums

Voto medio utenti

Si può fare metal senza per questo usare degli strumenti canonici del genere?
Sembra una provocazione, molti risponderebbero che non sia possibile, ed invece topperebbero alla grande, perché già in tempi non sospetti gli Apocalyptica lo hanno dimostrato.
Ora tocca ai nostrani Ottone Pesante, che con questo album squarciano ancora di più il velo e credetemi realizzano un ottimo album convincente dal sapore metal usando gli ottoni, si avete capito bene.
Partiamo dal primo brano “Intro the chasm” che com’è già si nota dal titolo funge da introduzione.
Qui i tromboni replicano il suono delle chitarre con una composizione minacciosa in odor di doom metal e con qualcosa di beethoveniano nell’incedere sorretto dalla batteria, unico strumento ritmico classico a dettare il tempo.
Ecco che il tutto si fonde con continuità nel brano “Distress” che ha una distorsione del suono e ritmo doom; la traccia è venata di estremo con la batteria che aumenta il grado di pesantezza.
La terza traccia “Tentacles”, sembra avere un sapore da colonna sonora di un film horror per la melodia inquietante.
Tempi lenti, ossessivi e una sensuale voce femminile che entra e orchestrazioni sullo sfondo, grande prova veramente.
Pensate che in “Serpentine serpentone” si entra di diritto nel metal estremo.
No, non sono diventato matto, ma è proprio così; batteria in sfuriata, gli ottoni ci danno dentro come matti e c’è persino un growl.
L’intermezzo con rullate è ricco di pathos ed è godibile, il tutto poi riprende a devastare con melodie generate dai fiati di stampo epico.
Grave”, ovvero terra, ma qui possiamo intenderlo come si legge; il tono è veramente grave, serio con sfumature malinconiche.
Cresce piano piano e credetemi, già dopo il primo ascolto mi si annodava lo stomaco perché il tutto era emotivamente coinvolgente aggiungendo effetti con una cappa di mestizia che poi veniva amplificata da rullate e melodie in crescendo ossessive sul finale in accelerazione.
Ecco con “Endless spiral helix” riprendiamo il tono minaccioso e doom con i fiati che riprendono uno stacco iommiano.
La batteria secca, pesante e senza nessun riverbero dona al brano solidità in sede ritmica.
Un disco eccelso, veramente una novità che di questi tempi non è cosa da poco; bravi e coraggiosi questi musicisti nel proporre una soluzione fuori dai canoni che fa capire ancora di più che per fare heavy metal non serve una chitarra iperdistorta ma l’attitudine!
Recensione a cura di Matteo Mapelli

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