Marilyn Manson è stato uno dei fari della mia formazione musicale e il suo esordio sulla scena mondiale ha rinnovato il mito del connubio tra rock e trasgressione, ricordando a tutti che la musica deve letteralmente shockare l’audience, che è pericolosa e sovversiva, e deve indurre le persone a pensare, anche tentando di indottrinarle. Il primo
Marilyn Manson era questo e anche molto più, il concept che ruotava intorno al suo carismatico leader era pregno di messaggi anche di notevole spessore, ed è questo uno dei motivi che ha fatto sempre molto parlare della band.
Certo, all’inizio i soliti difensori della fede metallica lo vedevano come un nemico giurato, un pagliaccio, nella migliore delle ipotesi uno che scopiazzava quanto già fatto da
Alice Cooper, i
Kiss e
David Bowie. Alla lunga però Manson ha ricavato un notevole seguito anche nell’universo metallaro perché in fondo gli è stata riconosciuta una qualità fondamentale, e cioè che aveva qualcosa da dire.
Fatta questa premessa, la domanda è, nel 2020 ha ancora qualcosa da dire? Mantiene ancora quella carica sovversiva ed incendiaria di fine anni ’90?
La risposta è semplicemente no. Ma non è una colpa, è una cosa fisiologica. Sono passati 25 anni e nel 2020
Marilyn Manson non fa più paura, non è più un pericolo, non riesce più a impressionare/shockare. È persino morto il buon
Charles Manson che ha ispirato il lato oscuro della band.
Persa l’aura di cattivo, la qual cosa non è necessariamente un male, il Manson del 2020 deve puntare sulla musica e sulle canzoni che, paradossalmente, sono anche meglio composte e scritte rispetto agli inizi, quando la componente industriale e la postproduzione tendevano ad arricchire la scrittura delle canzoni talvolta sovrastandola. Ed è solo sulla qualità e sul gusto delle canzoni che oggi ha senso giudicare un disco di Manson, glissando la tentazione di scomodi e inopportuni paragoni col passato.
“
We Are Chaos” è l’undicesimo full-lenght della band e probabilmente è quello più riflessivo e intimistico, l’album nel quale Manson si preoccupa più di cantare piuttosto che preoccuparsi del make-up o degli orpelli di scena.
L’iniziale “
Red Black And Blue” mostra sprazzi di un passato che viene spazzato via dalla orecchiabile e melodica title-track, il cui ritornello è già pronto per diventare l’anthem generazionale dei millennials:
“We are sick, fucked up and complicated
We are chaos, we can’t be cured”
La successiva “
Don’t Chase The Dead” è un altro esempio di rock melodico, con il beat giusto, condito di atmosfere decadenti, ma non oscure e dark come quelle di un tempo.
“
Paint You With My Love” vede Manson nei panni di un crooner innamorato che canta il proprio amore alla donna dei sogni, tra cori estatici e ancora una volta delle melodie belle e vincenti. Nel frattempo le teste di caprone tatuate e i segni cabalistici fanno a gara a cancellarsi dalla pelle del reverendo.
Il disco non sembra avere un concept o un filo conduttore e vive dei momenti d’estro di Manson il quale, dopo la trascurabile “
Half-Way & One Step Forward”, torna a darci un po’ di scossa con “
Infinite Darkness”, ruvida e urlata quanto basta per farci ricordare che il rock è anche adrenalina.
“
Perfume” sembra recuperare quell’immaginario glam che è sempre stato una delle componenti della musica della band, mentre “
Keep My Head Together” sembra scimmiottare, almeno nell’incipit, quella “
Lunchbox” che è una delle canzoni più famose della band, prima di evolvere vero un hi-fi rock ricco di distorsioni e melodie quasi esoteriche.
Chiudono il disco “
Solve Coagula”, pezzo notturno e onirico, con ancora belle melodie, e “
Broken Needle” le cui chitarre acustiche in apertura e il mood generale del pezzo mi hanno fatto venire la bellissima “
The Last Day On Earth” del capolavoro “
Mechanical Animals”.
“
We Are Chaos” è un disco composto da belle canzoni, non tutte imprescindibili, nelle quali l’influsso di
Shooter Jennings, musicista country, che ha collaborato alla scrittura dei pezzi, è evidente nella misura in cui è stato capace di instillare un superbo gusto melodico nel reverendo, mitigando l’approccio industriale e più teso alla costruzione delle canzoni piuttosto che alla loro scrittura.
Non segnerà alcuna epoca nella musica che amiamo, ma sapere che
Marilyn Manson è ancora tra noi ed è ancora capace di scrivere belle canzoni, in un’epoca dominata dall’incertezza e dalla paura, è una notizia confortante.