Sono passati ben 13 anni dal debutto solista di
Davide Verde, anglicizzato in
David Green, ma da “
Cigarette Sessions” a questo nuovo “
White Lines, Lost Traces & New Direction” non è cambiata la passione per la musica grunge, in generale, e per
Eddie Vedder, in particolare, la cui voce aleggia come uno spettro su tutto il disco.
La sensazione di dejà vù è accentuata dal fatto che il disco è interamente in acustico, con composizioni brevi, essenziali, dove persino le note di chitarra recedono di fronte all’imponente vocione di Davide.
Se non fosse per pezzi come “
Chica Chica Bum Bum”, cantata in inglese e spagnolo, e dal ritmo evidentemente latineggiante, questo disco si direbbe chiaramente ispirato alla colonna sonora di “
Into The Wild”, alla medesima voglia di viaggiare ed evadere che pervadeva quel film/disco e che ritroviamo nel racconto di Davide.
Certo, si potrebbe obiettare che un musicista napoletano, trapiantato a Milano, che si inserisca in un filone country/grunge che attraversa i movimenti e gli stili musicali e letterari degli Stati Uniti, dagli anni ’50 in poi, da
Kerouac a
Johnny Cash, passando per
Neal Cassady fino ad arrivare ai
Pearl Jam forse abbisogni di maggiore credibilità. Tuttavia i dubbi sulla viscerale e genuina passione di Davide vengono fugati dall’ascolto di pezzi come l’iniziale “
Your Grace”, “
Good Reasons” o la splendida “
Do You Really?”, dove la sua vena intimista viene fuori e sa regalare emozioni.
27 minuti suddivisi in 11 pezzi danno l’idea che Davide abbia voluto fornire delle istantanee di viaggio più che un racconto dettagliato, e questa caratteristica è per certi versi il punto forte del disco ma anche il punto debole, perché l’ascolto del disco lascia un senso di fugacità, quasi di incompiutezza, a tratti incapace di lasciare un’impronta chiara e persistente nella mente dell’ascoltatore.
Ad ogni modo il disco rappresenta un ascolto piacevole anche se non imprescindibile.
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