Per una volta lasciatemi partire dall'Artwork.
In un mercato discografico sempre più dematerializzato come quello attuale, fatto di mp3, Spotify e puttanate simili, è un piacere imbattersi nella copertina di
"Przeddzień", opera prima dei polacchi
Odium Humani Generis, non solo perché, a mio parere, è bellissima, ma anche perché molto originale e distante dalle immagini scelte dalla maggior parte dei gruppi black metal.
Originalità che ritroviamo, poi, una volta schiacciato il tasto play del lettore CD.
A discapito del suo nome, il gruppo polacco, infatti, non ci offre musica cruda e distruttiva, ma sceglie un approccio ragionato al metallo nero, sorretto da una registrazione perfetta, riuscendo a fondere, come possiamo leggere dalla loro biografia, l'approccio "polacco" dei maestri Mgla con quello folle e depresso dei grandissimi Lifelover, per un risultato finale che, oltre a sorprendere, ci mette di fronte ad un album triste, dal forte sapore urbano, inaspettatamente melodico (alcuni momenti sono distanti anni luce dall'estremo), ma, in ogni caso, nerissimo e privo di qualsiasi spiraglio di luce.
"Przeddzień" non picchia duro, ma fa male lo stesso: l'alternarsi degli arpeggi con le note distorte, l'atmosfera fumosa della degradata periferia, il gelo nordico degli improvvisi squarci di puro black anni '90, la malinconia che sembra permeare ogni singola nota, sono tutti elementi che concorrono a provocare dolore nell'ascoltatore, un dolore sommesso, strisciante e, proprio per questo, più difficile da sopportare e da digerire.
Gli
Odium Humani Generis sono, nella sostanza delle cose, una forma malata di odio verso il mondo che è fuori dalle nostre finestre, sono, anche, l'esempio che basta guardarsi attorno per cogliere la miseria del genere umano e per trarre da essa l'ispirazione necessaria per comporre un album come questo, un album, cioè, realista, moderno, e carico di disprezzo e sofferenza, senza dover ricorrere, dunque, ad uno scontato satanismo da quattro soldi.
Per come la vedo io,
"Przeddzień" è come dovrebbe suonare il black metal nel 2020: un occhio rivolto al passato, per non dimenticare mai da dove si viene, ed un altro attento all'immondizia che insozza il nostro pianeta oggi, il tutto con lo scopo di mettere sul pentagramma il disagio e la sofferenza di una intera generazione che, forse, non ha davvero più alcuna speranza.
Magari vi sembrerò esagerato, ma ascoltando questo disco si può solo pensare al nerissimo buco puzzolente nel quale l'essere umano si è andato a ficcare con le sue stesse mani e ad un futuro che non mostra alcun bagliore, ma solo notte.
Notte senza fine e senza colori.
La notte di
"Przeddzień", un esordio magnifico e inaspettato che, ancora una volta, mi riconcilia con la grande musica pur togliendomi ogni speranza.
Se amate ciò che è fatto con il cuore, comprate questo album e lasciatevi straziare l'anima dal suo suono "cittadino" e dalla sua aura gelida e grigia.
Senza dubbio alcuno, tra le migliori uscite estreme dell'anno.