Se c'è una cosa di cui sono certo, è che i
Fates Warning sono un pilastro. Solidi, consistenti, (più o meno) costanti, nel corso della loro vita musicale la band del Connecticut ha sempre aggiunto qualità alla sua storia musicale, spianando la strada ad altre bands più blasonaDTe, ma rimanendo sempre un faro, un punto di riferimento per la scena prog-metal mondiale. Ed i cambi di formazione, che ad oggi rendono
Jim Matheos l'unico membro stabile dei FW, hanno paradossalmente aggiunto sfumature ad una creatura emotiva, potente ma delicata, le cui strutture sonore si reggono su un etereo equilibrio tra muscoli e carezze.
Ed è con questo spirito che accogliamo il qui presente "
Long Day Good Night", ultimo 'figlio' dei Fates Warning, a quattro anni di distanza da "
Theories of Flight", che già ci era piaciuto non poco.
Il nuovo album ci accoglie dove il precedente ci aveva lasciato; la formazione è più solida che mai, e la produzione sceglie sapientemente di lasciar respirare gli strumenti, evitando eccessive saturazioni in fase di mastering e permettendo ai Musicisti di lasciar esprimere il proprio strumento. Ascoltato in cuffie, questo album forse spicca proprio per la produzione 'naturale' e generosa, che (ad esempio) permette di sentire ogni singola ghost note di
Bobby Jarzombek, per quanto mi riguarda vero eroe silenzioso di questo album. Ma la ottima pasta sonora è quella che permetta alla band di brillare sin dall'iniziale "
The Destination Onward", in cui una intro atmosferica e in crescendo lascia spazio ad un brano bellissimo, solido ma multiforme.
"
Shuttered World" ci traghetta in territori quasi power/prog, laddove "
Alone we walk" è ipnotica e suadente nell'incedere. Forse il vero difetto di questo album è l'eccessiva lunghezza; molti brani rischiano di annacquare in qualche modo l'effetto 'boom' di un disco altresì convincente e (tanto per cambiare) riuscitissimo. Ma i brani convincenti non mancano, dalla hard rockeggiante "
Now comes the Rain" a una "
Scars" che è la perfetta epitome di ciò che i Fates Warning furono, sono e saranno. Da sottolineare la lunga "
The Longest Shadow of the Day", che parte in punta di chitarra jazzy, per evolvere in un mid tempo costruito con calma, che permette alla sempre splendida voce di
Ray Alder di offrire una performance come al solito sofferta e emotivamente ficcante. E' poi la conclusiva "
The Last Song" a lasciare piacevolmente sconcertati, con la sua acustica suggestione di addii e dolori mai curati... Che i FW vogliano dirci addio, con queste struggenti note? Mi auguro fortemente di no, vista la altissima qualità di questo "
Long Day Good Night", ennesima perla di una carriera invidiabile.
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