A distanza di un solo anno dal precedente e valido
“When The Shadows Rise” , torna il two pieces brasiliano con quello che, senza paura di smentita è il loro album migliore, il più intenso, il più sinistro e quello più “nostalgico” … Il gruppo di Rio De Janeiro ha sempre rivolto il proprio sguardo al black metal di inizio anni ’90 e anche questa volta non ci sono sgradite sorprese al riguardo … quando le prime note della title track deflagreranno nelle vostre orecchie sarà un piacevole dejà vu che si impossesserà di voi e di li in poi non potrete fare a meno di lasciarvi trascinare nel buio vortice del black metal con un sorriso di ebete compiacenza che si stamperà sul vostro viso …
“Behold Fortress Inferno” è un album che ci riporta dritti ai primi (migliori)
Emperor senza per questo dimenticare anche i seminali
Limbonic Art per quello che riguarda l’uso di tastiere un po’ più “boreali” , che contribuiscono non solo alla perfetta riuscita dell’album, ma che iniettano nelle composizioni quella connotazione artico-glaciale che caratterizza le migliori composizioni del genere.
“Behold Fortress Inferno” è così un album che non recede di un millimetro dai suoi bellicosi intenti e così dopo la diabolica doppietta iniziale, ci si prende un mini pausa atmosferica con
“...Of Darkness”, giusto il tempo di tirare un attimo il fiato e poi ritrovarsi di nuovo in piena tempesta con
“Black Legions March” e
“Paths From Eternity”, che è il pezzo più epico/sinistro dell’album. Il compito di mettere il punto finale spetta niente meno che a una buona cover di
“Funeral Fog” in maniera tale da ricordare a tutti gli schizzinosi finti blackster da dove si è partiti e dove si è “costretti” a tornare, nell’eterna circolarità della musica black. Se siete degli amanti di tali sonorità non potrete non fare vostro quest’album, che a differenza del precedente, si può fregiare di una produzione perfettamente retrò che eleva ancor di più la qualità della proposta. Se da un lato i più conservatori avranno di che gioire, chi non ha mai capito l’essenza del black metal, potrà certamente usare questa ferrea coerenza per supportare le proprie (inutili) teorie riguardo l’immobilismo del genere e bla bla bla … Io resto convinto che la coerenza, l’attitudine e la “fede” nella nera fiamma siano ingredienti essenziali per risultare credibili quando si vuole suonare black metal, se poi dovete per forza fare gli innovatori allora sappiate che (purtroppo) esistono band (tra l’altro su label importanti come Season Of Mist) che hanno osato profonare il sacro black metal mischiandolo con il vomitevole rap … A oguno ciò che si merita. La nera fiamma è viva, vegeta e arde più che mai, HAIL KRYPTIK !
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