Con un look "totally white" che può ricordare dal punto di vista estetico quello dei miei amati Angel o anche gli italiani Heaven Keys (che fine avranno fatto?) tornano i teutonici Mad Max e lo fanno con un gradevole Ep acustico denominato, per l’appunto, "In white".
"To Hell and back again" e "Bad day in Heaven", i due brani tratti dalla recente prova in studio "Night of white rock" e pure il ripescaggio "dell’antica" "Lonely is the hunter" (prelevata addirittura da "Stormchild", Anno Domini 1985), acquisiscono un nuovo fascino grazie ad un prezioso arrangiamento davvero ispirato che si aggiunge alla qualità intrinseca dei brani, ma anche gli inediti "Open the eyes of my heart" (cover del songwriter "apostolico" statunitense Paul Baloche) con le sue linee melodiche vicine all’AOR e l’appassionata "Hello Father", una sorta di preghiera di ringraziamento rivolta al buon Dio, si dimostrano episodi capaci di sfiorare l’anima, per merito fondamentale della toccante voce di un eccellente Michael Voss impegnato in interpretazioni sentite ed intense (una su tutte quella esibita nella struggente versione di "Bad day in Heaven", con il solo supporto di un sottofondo pianistico), che eleggono l’esperto cantante tedesco come il vero protagonista dell’opera.
La conversione "cristiana" del gruppo prosegue nel migliore dei modi, ma anche i loro fans della prima ora, magari meno devoti e con un grado di coinvolgimento spirituale non troppo accentuato ritengo potranno considerare questa esperienza "a spine staccate" come l’evidenza di un’altra sfaccettatura della classe posseduta dai loro beniamini e trovare motivi d’appagamento tra questi solchi così delicati ed emozionanti, perfetti per concedere una meritata pausa di riflessione al loro apparato uditivo e prepararlo efficacemente ad una nuova performance elettrica.
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