Se siamo tutti d'accordo eviterei i preamboli e gli spiegoni su chi siano e cosa abbiano fatto per il Gothenburg melodic death metal style i
Dark Tranquillity: essendo uno dei gruppi più amati della scena estrema ed avendo una carriera che ha ormai tagliato il traguardo delle tre decadi (30 anni ragazzi, quando questi signori qui hanno iniziato a suonare parecchi nostri lettori non erano nemmeno nati....) non potrei dire niente che non sia stato detto e ripetuto.
Quello che invece voglio ribadire a gran voce è quello che CONTINUANO a fare oggi
Stanne e compagni, forti di una coerenza -pur nell'evoluzione stilistica- che ha pochi eguali nel mondo della musica che tanto amiamo (venga fuori dagli ultimi banchi lì in fondo chi ha detto
In Flames!!!).
E lo fanno anche attraverso "
Moment", dodicesimo album della loro carriera (ça va sans dire pubblicato dalla fedelissima
Century Media Records) che arriva a 4 anni di distanza dal buonissimo "
Atoma".
Ora, per me come dice
Kaly che ben mi conosce, parlare di un disco dei
DT è come fare una coccola a mia figlia ovvero aprire una parte del mio cuore ma cercherò di farlo il più obiettivamente possibile.
La genesi di "
Moment" non è stata facile: la perdita del chitarrista e co-fondatore
Niklas Sundin (seppur in termini assolutamente amichevoli, egli stesso ha realizzato l'artwork dell'album) avrebbe potuto avere effetti ben più rilevanti; invece grazie anche alle due nuove asce
Johan Reinholdz (
ANDROMEDA) e
Christopher Amott, (ex-
ARCH ENEMY) il processo creativo e soprattutto il risultato finale sono assolutamente in linea con ciò che ci si aspetta dai
Dark Tranquillity nel 2020.
Le 12 tracce (incluse le 2 bonus) evidenziano chiaramente la reazione chimica tra più anime alternando brani riff oriented e tirati ("
Phantom Days", "
Identical To None", "
Empires Lost To Time"), mid tempos più ragionati e con l'elettronica di
Martin Brandström a fare la voce grossa ("
Remain In The Unknown", "
Standstill") e pezzi lenti sulla scia di lavori controversi del passato quali "
Auctioned" o "
The Mundane and the Magic" (ascoltate la struggente "
In Truth Divided" e poi mi direte).
Probabilmente i due nuovi arrivati avrebbero voluto una maggiore "violenza" anche data la loro estrazione (i riffs ed i solos che macinano quando lasciati a briglia sciolta sono eccellenti), ma sono stati "trattenuti" da
Brandström (come detto da
Mikael Stanne) che ha ritenuto importante mantenere la vena melodica ed oscura senza eccedere in partiture spaccaossa (che al sottoscritto sinceramente mancano un po', è la critica più grossa che muovo a questo disco).
Un punto di forza assoluto ed incontestabile è costituito dalle liriche di
Stanne che ruotano tutte intorno alle sliding doors della vita, ai tanti bivi ed alle tante scelte che orientano i destini umani: è questo il "
momento" di cui si parla, l'attimo che inevitabilmente porterà una serie di conseguenze.
E come non menzionare la prova maiuscola dietro il microfono dello stesso
Mikael, che alterna con la disinvoltura propria dei grandi harsh e clean vocals per tutti i 50 minuti dell'album (marginale il fatto che io lo consideri il miglior cantante estremo in circolazione...).
La sensasione complessiva che lascia "
Moment" è quella di essere un lavoro volutamente leggero, in grado di librarsi oltre certe classificazioni e restrizioni; ascoltandolo ripetutamente ho avuto spesso la tentazione di paragonarlo ad un lavoro dei
Keldian in chiave death melodica.
Non a tutti quindi piacerà, ci sarà chi storcerà il naso, chi affermerà che la band è finita subito dopo "
A Moonclad Reflection" ma nessuno potrà sostenere di trovarsi di fronte ad un gruppo che si è venduto: i
Dark Tranquillity continuano ad essere una (delle poche) garanzie di musica di qualità dal nome importante.
Per chi lo vuole vedere, ovviamente.....
Dark Tranquillity - "
Phantom Days"
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