Dopo lo split che li vedeva in compagnia coi
Malvento, ecco che quest’anno tornare il gruppo
The Magik Way.
Ma la band non è un gruppo folk tout court e basta; chi li conosce come me ed ha imparato a conoscerli sa che c’è una ricerca filosofica ed esoterica che guida il cammino dei nostri.
Dove la musica diventa complemento di questa ricerca, un cammino di studio importante ed etico.
Ecco che il nuovo album prende il via con la titletrack, pezzo in mid tempo dove le chitarre acustiche intessono riff oscuri e con qualche riflesso prog.
Le vocals profonde di
Nequam ci guidano in questo viaggio e soprattutto c’è un’interpretazione quasi teatrale del brano.
“
Cometa sole”, è il terzo brano ed è coinvolgente per il suo andamento oscuro e con un ritornello che ti si stampa in testa.
Mid tempo ciondolante dove la chitarra acustica mena le danze e insieme agiscono percussioni e tastiere a dare un’impronta quasi seventies al tutto.
Con “
Deforme”, sentiamo in lontananza un tuono e la voce recitante del polistrumentista nostrano mentre la chitarra acustica compie riff ossessivi dal taglio quasi doom.
All’interno c’è la voce riverberata a dare libertà alle note con un tappeto atmosferico di tastiere, in aggiunta interviene il contrabbasso a dare un contributo al brano.
Altro brano che colpisce “
In igne vivit salamandra”, invocazione, quasi rituale con le chitarre che compongono la struttura musicale insieme alle percussioni e al contrabbasso; sembra una composizione jazz esoterica.
Se il brano precedente era calmo, con la serrata “
Le vampe” abbiamo un rito vero e proprio con un andamento veloce; a dare man forte alla band che alza l’enfasi nel ritornello compare l’ospite
Gea Crini.
Brano in up tempo con un bel giro di chitarre con le tastiere che tengono il pathos oscuro, una cavalcata acustica.
La conclusiva “
La processione” viene introdotta da effetti vocali e scampanio mentre la chitarra segna il tempo.
Poi ecco arrivare il mid tempo quadrato, un brano che colpisce il segno con parti vocali profonde e un chorus aperto e melodico.
Questo album è stupendo, ispirato e ricco di pathos; i nostri sanno e conoscono quello che fanno e lo sanno comunicare perfettamente all’ascoltatore mettendolo in comunione con tutto; i nostri rimangono un unicum nel panorama nostrano, ma per fortuna che ci sono.
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