Non smetterò mai di ripeterlo, il 2020 è l’anno in cui molte delle band di culto del panorama death metal di inizio anni 90’, sono tornate dal letargo, hanno saputo dare spazio a quella vocina nella loro testa che continuava a ripetere “è ora di tornare, rimetti insieme il gruppo e torna ragazzino, quando riempivi di death metal marcissimo le tue grigie giornate”. Ecco, finalmente è arrivato questo momento anche per i norvegesi
Cadaver.In realtà della formazione di quello stupendo disco che è “
Hallucinating Anxiety”, che quest’anno compie 30 anni, ci è rimasto solo il buon
Neddo. Il povero
René Jansen ci ha ha lasciati per una brutta leucemia nel 2014 e
Ole Jerkebakke, che si occupava della batteria e del microfono, si è ritirato dalle scene dopo il secondo album del 1992.
A differenza di altre incarnazioni dei Cadaver, l’accoppiata
Andres Odden-Dirk Verbeuren funziona. Ce l’hanno dimostrato questo aprile con (l’inattesa) uscita dell’ep “
D.G.A.F.”. Però erano 3 canzoni, sicuramente un po’ poco per stabilire con chiarezza la validità del ritorno. Ora finalmente il disco è arrivato, ed è un gran bel disco!
Uno dei più grandi timori che si presentano quando si approccia a questo disco è che la componente marcia e “Sick” della musica dei
Cadaver fosse brutalmente piallata dalle produzioni piatte e tutte uguali della
Nuclear Blast. In realtà questa componente viene dignitosamente mantenuta: chiaramente non ci possiamo aspettare qualcosa di accostabile alle produzioni della
Necrosis Records del 1990, però ecco, non suona come un disco dei
Sabaton.
Il primo singolo, “
Morgue Ritual”, apre ‘
Edder & Bile’ con quel riffing morboso che contraddistingue la band da 30 anni. Non ci sono più dubbi
Andreas Odden non vedeva l’ora di tornare a scrivere musica come quando aveva una ventina d’anni. Si susseguono un paio di canzoni con un valore aggiunto: un ospite storico della scena death metal classica, il primo è
Jeff Becerra (
Possessed)che canta insieme a
Neddo in “
Circle Of Morbidity” (già edita lo scorso anno). Il secondo è il povero
Kam Lee degli attualmente moribondi
Massacre, che fa la sua comparsata in “
Feed The Pigs”, uno dei pezzi meglio riusciti del disco.
Altre canzoni che fanno tornare ragazzetto chi ha vissuto quel meraviglioso tempo, tra la fine degli ‘80 e l’inizio dei ‘90, possono essere per esempio “
Deathmachine” con la sua furia estremamente trascinante e dalla intro spudoratamente di stampo black. Oppure anche la conclusiva “
Let Me Burn”, se c’è una canzone che non uscirà dalla mia memoria tanto facilmente è questa. Veramente un pezzo splendido, pieno di gusto e maestria nel saper comporre una canzone death metal come si deve. Spoiler alert: in alcuni passaggi sembra un plagio dei
Bolt Thrower, ma per veramente pochissimi secondi, il resto del pezzo è 100%
Cadaver, nella loro incarnazione più cadenzata e "melodica". Gli assoli signori miei, sembrano di
Amott! Non Amott 2017, Amott 1991! Veramente un gioiello, ascoltatela.
In conclusione, con “
Edder&Bile” si passa una piacevolissima mezz’ora, questo è veramente un disco per i nostalgici di quando il death metal non deludeva mai.
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