Gli
Zebadiah Crowe sono un duo inglese dedito al black metal con all’attivo ben tre full-lenght, l’ultimo dei quali è “
Host Rider” uscito a maggio scorso.
Per ingannare l’attesa in questi lunghi mesi segnati dalla pandemia, con tutti gli annessi e connessi in fatto di limitazioni delle attività, i nostri hanno deciso di pubblicare due EP, il primo dei quali, questo “
The Cloven Hand”, non fa altro che prendere tre pezzi dell’ultimo disco e offrirli in pasto a
Seething Akira e
Gods Of Ruin per una massiccia opera di remix in chiave elettronica, volta a stravolgere quasi totalmente le canzoni, fatto che tendo a presumere visto che non conosco le originali.
Traggo la mia presunzione dal fatto, come dicevo, che le canzoni hanno perso la loro struttura asseritamente black metal a favore di una destrutturazione della forma canzone, che
Seething Akira declina, con “
House Of Worm”, in maniera più affine alla ebm, più ballabile se vogliamo, mentre
Gods Of Ruin ha un approccio più industrial e marziale in “
Barren Forge” prima di scatenarsi nella conclusiva “
Skull Shank” con un pezzo tra jungle e techno hardcore.
Ho letto in giro di paragoni con band come
Ministry,
Front Line Assembly,
Pitchshifter o addirittura
Godflesh, mi sento di escludere in maniera assoluta i blasfemi accostamenti, ma, pur non amando questo tipo di operazioni e pur non riuscendo a immaginare a chi possa interessare un Ep simile, devo concludere che i 12 minuti di “
The Cloven Hand” sono molto godibili.
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