Copertina 6

Info

Anno di uscita:2006
Durata:51 min.
Etichetta:MTM
Distribuzione:Frontiers

Tracklist

  1. BROKEN HEARTS (VOCALS: MARC STORACE)
  2. FOOTPRINTS IN THE SAND (VOCALS: DORKAS KIEFER/MICHAEL VOSS)
  3. RULED BY CLOWNS (VOCALS: HOLGGY BEGG)
  4. YOU WERE MY SUNSHINE (VOCALS: AINO LAOS)
  5. DREAMS (VOCALS: GARY BARDEN)
  6. I THINK IT'S OVER (VOCALS: YAN)
  7. EIGHT FEET BELOW (VOCALS: MICHAEL VOSS)
  8. FIRST WAY OUT (VOCALS: MARC STORACE)
  9. THE RADIO IS PLAYIN' SOFTLY (VOCALS: HOLGGY BEGG)
  10. TATTOO-NANCY (VOCALS: ELA)
  11. THOUSAND MILES FROM HOME (VOCALS: HOLGGY BEGG)
  12. THE OPEN SEA (VOCALS: GARY BARDEN)
  13. BELOW – ACOUSTIC VERSION (VOCALS: MICHAEL VOSS)

Line up

  • Fritz Schneider: acoustic guitar
  • Holggy Begg: lead vocals, acoustic, electric guitar
  • Jolene Van Ar: drums, vocals
  • Matt Bride: bass
  • Michael Bride: lead, rhythm guitar, vocals

Voto medio utenti

Con il bel titolo “Boulevard of broken hearts” si presenta alle nostre orecchie il primo disco dei Beggar's Bride, la creatura del produttore e compositore svizzero Holggy Begg, “noto” per aver lavorato nel recente albo solista dell’ex Lynch Mob Oni Logan.
In modo assolutamente “originale”, per questo debutto Holggy sceglie la soluzione del “multi-cantante” avvalendosi delle voci di (volendo citare solamente quelle più famose) Marc Storace (Krokus), Michael Voss (Mad Max, …), Gary Barden (Silver, MSG, Statetrooper) e Aino Laos (Laos), da affiancare direttamente alla sua, la quale, visti i registri abbastanza particolari, credo lascerà perplesso più di un fan dell’hard rock melodico, fondamentale campo d’azione dell’etichetta teutonica MTM.
Nel Cd, oltre a sprazzi di tale genere (in una variante alquanto edulcorata), troverete roots music statunitense, pop, rock “classico” e, tutto sommato, l’eterogeneità del prodotto risulta essere un pregio, piuttosto che rappresentare un sintomo di garbuglio senza arte né parte.
Nulla di estremamente rivoluzionario, sia chiaro, ma credo che un po’ di disorientamento sia prevedibile nell’ascoltatore che assiste al passaggio da una “Broken hearts”, gradevole numero “radiofonico” sporcato dalla voce Bon Sott –iana di Storace, ad una “Ruled by clowns”, con le vocals cupe e granulose di Holggy e un’atmosfera che profuma di rockabilly polveroso e di surf decadente, in una di quelle situazioni che potrebbero non dispiacere a Tarantino e che non sarebbero troppo inopportune nemmeno per il palco del “Titty Twister” (ricordate il un bar per camionisti di “From dusk till dawn”?).
Altri episodi piacevoli sono “Dreams” (una ballata da cavalcata solitaria verso l’orizzonte) e “The open sea” (“moderne” e suggestive malinconie) due ottimi brani marchiati dalla laringe di Gary Barden, la soffusa “You were my sunshine”, tra country e rock, con la brava Aino Laos alla gestione del microfono, l’enfatica ed energica “First way out”, seconda prestazione di Mr. Krokus e “Tattoo-Nancy” un corroborante rock ‘n’ blues ‘n’ soul di matrice seventies ben risolto dall’ex-singer dei Valerie’s Garten Ela.
Tra gli episodi fortemente controversi, invece, è impossibile non inserire le altre due canzoni cantate dal mastermind del gruppo: “Thousand miles from home”, dove l’ispirazione di un Johan Edlund nelle sue incarnazioni più easy listening appare accettabile, e la pessima “The radio is playin' softly”, in cui invece tale ammiccamento fallisce decisamente il “bersaglio grosso”.
Altrove il pop AOR che scaturisce dai solchi viene archiviato sotto la voce del “senza infamia né lode”, con una piccola menzione d’apprezzamento supplementare per la notturna “Eight feet below” (presente anche in una versione totalmente acustica) interpretata dal veterano Michael Voss.
Per i Beggar's Bride il giudizio complessivo parla di un progetto ambizioso che merita la sufficienza, forse troppo poco vista l’offerta del mercato sempre più vasta e ultimamente anche piuttosto generosa nei confronti dei sostenitori del melodic hard rock nelle sue varie forme, i quali troveranno senz’altro qualcosa di meglio e di più “confortevole” anche solo pescando dal resto del ricco roster della label con sede a Monaco.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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