Ma guarda un po’ che bel dischetto ti sforna Michael Bormann!
Sarà per una forma di rivalsa e sfida nei confronti dei vecchi compagni dei Jaded Heart (titolo dell’album e le parole della title-track “… my friends turned into my enemies …” esplicitano abbastanza chiaramente i termini di una separazione non troppo “amichevole”), sarà perché è un periodo particolarmente positivo (e creativo) della sua attività artistica (questo secondo lavoro solista e l’ottima prova con gli Zeno, nell’attesa di poter valutare la sua performance nel nuovo imminente platter dei norvegesi Rain) o perché, semplicemente, Michael è un eccellente singer e anche un egregio songwriter, ma questo “Conspiracy” è veramente una pregevole raccolta di canzoni all’insegna del classico “seta & acciaio”, ispirata, emozionante e vivace.
I primi tre brani del Cd sono una vera goduria per gli apparati cardio-uditivi dei melodic rockers: “Conspiracy”, come già anticipato, con la forza della denuncia di un “tradimento” (almeno è così che sembra aver vissuto l’intera vicenda il nostro) sfodera un numero d’alta scuola di melodia e vigore, e al suo stesso livello d’efficacia troviamo la successiva “It’s only physical”, cadenzata e trascinante e “Stand up”, con un chorus che ci si ritrova a canticchiare senza quasi rendersene conto.
Si prosegue con “Two of a kind” una graziosa ballata a due voci, con il contributo della cantante degli Alyson Avenue Anette Blyckert e altri highlights dell’albo sono sicuramente l’adescante “No regrets”, la grintosa “Devil’s son”, l’aitante AOR tune scritto in condivisione con Tommy Denander “Living just a lie”, una passionale e bluesy “Reaching out”, marchiata “a fuoco” da un altro ritornello killer e “So this could be you”, composta con il contributo della premiata ditta Martinez - Trujillo - Stuntz - Lostetter in cui non sorprende, dunque, ritrovare sontuosi arrangiamenti vocali e imponente impatto melodico, il tipico marchio di fabbrica di C.I.T.A, Guild Of Ages e, in parte, anche della loro ultima incarnazione Relapsed.
Degna di menzione è pure la delicata ed intensa chiusura denominata “Samirangel”, la quale, offre a Bormann l’occasione per un’interpretazione drammatica e sentita, oltre che, come sempre in “Conspiracy”, competente ed espressiva.
La singolar tenzone nei confronti di Johan Fahlberg e della “Helluva Band” teutonica è stata lanciata e non ci resta che attendere la loro risposta …
Escludendo qualunque questione di tipo competitivo, “solamente” un ottimo disco.
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