Revolting - The Shadow at the World's End

Copertina 6,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2020
Durata:31 min.
Etichetta:Trascending Obscurity Records

Tracklist

  1. DEFLESHED
  2. 1888
  3. THE SHADOW AT THE WORLD'S END
  4. SORROW AS COMPANION
  5. DAGGERS THAT MIMIC LIFE'S PAIN
  6. DRAGGED BACK TO THE CELLAR
  7. TO THE BITTER BLEEDING END
  8. CARNAGE WILL COME
  9. REVOLTED BY LIFE ITSELF

Line up

  • Tobias: Bass
  • Martin: Drums
  • Rogga Johansson: Vocals, Guitars

Voto medio utenti

Il dubbio che Rogga Johansson abbia la residenza in uno studio di registrazione è più vivo che mai. Il prolifico chitarrista/cantante svedese è uno stakanovista del death metal avendo nel suo curriculum vitae una lunghissima lista di band con le quali ha collaborato (fra le altre Bone Gnawer, Demiurg, Soulburn, The Grotesquery) o in cui è direttamente coinvolto (Paganizer su tutte, ma anche Those Who Bring The Torture, Ribspreader) da cui si evince che è in grado di comparire senza problemi in tre album all’anno.

L’ultimo in ordine di uscita è il presente “The shadows at the world’s end” sotto il monicker Revolting, band che per la pubblicazione della loro ottava fatica ha abbandonato la F.D.A Records per accasarsi presso la Trascending Obscurity Records (già etichetta dei sopracitati Paganizer), l’attivissima etichetta underground con sede a Bombai.

Introdotto dalla bella copertina di Juanjo Castellano Rosado – già visto all’opera con The Black Dahlia Murder, Carnation, Varathron fra gli altri – che è praticamente un omaggio alle storiche cover che Dan Seagrave realizzò per i Gorguts, “The shadows at the world’s end” è un quadrato disco di death metal svedese coi pregi e difetti intrinsechi nella sua stessa natura.

La presenza dei Dismember aleggia in più stanze (in “1888” da un momento all’altro mi aspettavo di sentire urlare “I saw them die”) così come anche i bravissimi connazionali Evocation (se non li conoscete rimediate, non resterete delusi) e lo swedeath è davvero di discreta fattura pur nel suo essere “ordinario”, riuscendo ad equilibrare aggressività e melodia con l’abilità di chi è in questo genere da una vita.

Il limite dell’album è purtroppo la sua prevedibilità, un ascoltatore consumato capisce già dove ogni singolo brano va a parare e come si concluderà, ma allo stesso tempo non si può affermare che sia fiacco o spompato perché alla fine “The shadows at the world’s end” è un lavoro manieristico, dalle solide fondamenta costruite con tanto mestiere e intelligenza da parte di Rogga Johanssson.

Non saranno una band fondamentale del Death Metal, ma alla fine non si riesce proprio a rimanere delusi dal lavoro svolto dai Revolting.

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