Il dubbio che
Rogga Johansson abbia la residenza in uno studio di registrazione è più vivo che mai. Il prolifico chitarrista/cantante svedese è uno stakanovista del death metal avendo nel suo curriculum vitae una lunghissima lista di band con le quali ha collaborato (fra le altre
Bone Gnawer, Demiurg, Soulburn, The Grotesquery) o in cui è direttamente coinvolto (
Paganizer su tutte, ma anche
Those Who Bring The Torture, Ribspreader) da cui si evince che è in grado di comparire senza problemi in tre album all’anno.
L’ultimo in ordine di uscita è il presente “
The shadows at the world’s end” sotto il monicker
Revolting, band che per la pubblicazione della loro ottava fatica ha abbandonato la
F.D.A Records per accasarsi presso la
Trascending Obscurity Records (già etichetta dei sopracitati
Paganizer), l’attivissima etichetta underground con sede a Bombai.
Introdotto dalla bella copertina di
Juanjo Castellano Rosado – già visto all’opera con
The Black Dahlia Murder, Carnation, Varathron fra gli altri – che è praticamente un omaggio alle storiche cover che
Dan Seagrave realizzò per i
Gorguts,
“The shadows at the world’s end” è un quadrato disco di death metal svedese coi pregi e difetti intrinsechi nella sua stessa natura.
La presenza dei
Dismember aleggia in più stanze (in
“1888” da un momento all’altro mi aspettavo di sentire urlare
“I saw them die”) così come anche i bravissimi connazionali
Evocation (se non li conoscete rimediate, non resterete delusi) e lo swedeath è davvero di discreta fattura pur nel suo essere “ordinario”, riuscendo ad equilibrare aggressività e melodia con l’abilità di chi è in questo genere da una vita.
Il limite dell’album è purtroppo la sua prevedibilità, un ascoltatore consumato capisce già dove ogni singolo brano va a parare e come si concluderà, ma allo stesso tempo non si può affermare che sia fiacco o spompato perché alla fine “
The shadows at the world’s end” è un lavoro manieristico, dalle solide fondamenta costruite con tanto mestiere e intelligenza da parte di
Rogga Johanssson.
Non saranno una band fondamentale del Death Metal, ma alla fine non si riesce proprio a rimanere delusi dal lavoro svolto dai
Revolting.
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