Devo ammettere di aver impiegato ben più di un ascolto o due, per "capire"
Master of Masters, nuova fatica discografica degli
Iron Mask di Petrossi & co.
Alla fine, mi butto più o meno in mezzo: l'album è uno 'standard' per una band che si proclama neoclassical/power, laddove la componente 'malmsteeniana' è più asciugata, e di questo l'album sicuramente ne giova. Le songs sono ben costruite, e le idee ci sono, dietro arrangiamenti ben fatti, che esaltano la potenza del combo nonché la voce di
Mike Slembrouck, ottimo alfiere del metallo belga.
La potente opener "
Never kiss the Ring" ti si pianta in testa, seguita a ruota dal mid-tempo epico e vagamente folk di "
Tree of the World", uno dei miei brani preferiti dell'album. "
Revolution Rise" ha un bel riff quasi AOR, "
One Against All" sembra uscita da un album degli anni '80 (è un pregio, eh), come molte altre tracks del lotto.
Dushan Petrossi non è John Petrucci (
questa orribile battuta sognavo di farla da anni, perdonatemi), ma brilla in questo album, non solo per i suoi funambolici solos, ma anche in fase di scrittura. Tra i miei brani preferiti, al momento segnalo anche una "
Nothing lasts forever" lanciata a mille all'ora che a volte sembrano i vecchi Stratovarius, oppure la conclusiva title-track, monumento di epicità metallosa con un momento di basso-voce che fa tanto Harris-Dickinson...
Insomma, alla fin fine quest'album mi è piaciuto e pure un bel po'; poco originale, forse? Sarà, ma finché è buona musica, io sinceramente prendo su.
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