Copertina 8

Info

Anno di uscita:2020
Durata:50 min.
Etichetta:Diamonds Prod

Tracklist

  1. BREAK IT
  2. FIRST LOVE
  3. DOCTOR
  4. THE CHOICE
  5. ANGEL ON THE RUN
  6. THERE'S NO LIE
  7. HIGHER
  8. ON FIRE
  9. HOT AND DANGEROUS
  10. I'LL BE THERE
  11. SAVE YOU

Line up

  • Luca Lopez: drums
  • Paolo "Dido" Didonè: guitars
  • Enzo Vittoria: bass, vocals
  • David Faccioli: guitars

Voto medio utenti

Ma che bello questo disco che profuma di sonorità vecchio stampo duro ma che non tradiscono mai.
Non prendete gruppi giovani esteri ma nati vecchi, che non hanno vera energia ma doping in studio di registrazione con suoni pompati, la voce fighetta e l’omologazione nei geni.
Questo è un disco che è scritto con l’anima e il cuore del caro vecchio hard rock che graffia ma sa essere anche romantico e piacione.
L’opener “Break it” è un bell’up tempo con un riffone simil-priestiano ed un tiro maledetto.
Il singer e bassista Enzo ha un bel tono ruvido ma anche melodico, il chorus è perfetto con i cori a doppiare ed il solo è bruciante.
First love” ha un andamento che sarebbe potuto piacere al buon David Coverdale; hard intinto nel bluesy.
Mid tempo sorretto da una batteria e basso granitici che liberano un chorus potente e il solo è pura classe.
Volete il blues duro? Ecco “The choice”, un brano che profuma di polvere, whiskey e tanta classe.
Andamento ciondolante e un grande basso slappato, le chitarre graffiano e il singer ci mette del suo; il solo è magistrale nella sua brevità in wha wha.
Ma c’è anche il brano che potrebbe far colpo sull’amata non troppo avvezza con toni ruvidi.
La crepuscolare “Angel on the run” dai toni melanconici con un tappeto di tastiere chitarre arpeggiate e grande feeling non può non risvegliare emozioni.
Higher” è un brano che è di pura marca americana nelle orchestrazioni, un puro concentrato di stile.
Sentitevi quelle tastiere che doppiano i riff, il basso essenziale che prende piede con un chorus che sale di grado sul finale in acustico.
On fire” è bruciante e sembra scritta da un certo Lemmy per il riffing ignorante.
Un brano che non chiede ma prende, riff distruttivo che graffia e solo intenso e heavy.
La titletrack che chiude il lotto entra in punta di piedi con un tappeto acustico e voce ma che sprigiona già scintille; è una canzone che è in crescendo elettrico e a metà ecco le orchestrazioni con i cori a dare più botta unica, bravi.
Una band nostrana, si, avete capito bene che nonostante il nome non si può che amare; un album da urlo che se fosse stato realizzato oltreoceano avrebbe conquistato le classifiche ma qui prende i cuori.
Recensione a cura di Matteo Mapelli

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