Quarto album in studio per i tedeschi
Profanity, band nata addirittura 23 anni fa ma che a causa di uno stop lunghissimo tra il secondo ed il terzo disco non è mai riuscita ad emergere ed a farsi segnalare quanto meritassero.
A partire dal loro disco di ritorno, ovvero "
The Art of Sickness" del 2017, il terzetto di Augusta ha spostato le proprie coordinate maggiormente su un death metal assai tecnico ed intricato, basato in maniera massiccia sulle piroette del bravo
Thomas Sartor, peraltro impegnato anche dietro al microfono con un ottimo growl, che con la sua chitarra sembra però più impegnato a stupire con ghirigori e soluzioni astruse che con riff efficaci e violenti.
In tutta sincerità non si può certo affermare che questo "
Fragments Of Solace" sia un brutto disco, non foss'altro per la perizia tecnica dei nostri, l'ottima produzione, la bella copertina a cura di
Federico Musetti e, per gradire, la presenza di ospiti illustri come
Terrance Hobbs dei
Suffocation,
Matt Sotelo dei
Decrepit Birth o
Dave Suzuki ex-
Vital Remains; però nonostante la sua ottima durata di 40 minuti è un disco abbastanza noioso e didattico, due aggettivi che stonano molto con una proposta estrema.
A volte faccio anche fatica a catalogarlo come death metal nonostante ci siano tutti i requisiti per far parte di tale genere: sembra più che ci sia la voglia di stupire tramite la propria - indubbia - abilità dietro agli strumenti che quella di creare brani funzionanti di per se' senza doverli infarcire per forza di virtuosismi di basso, chitarra e batteria.
Raccomandato unicamente a chi è in cerca di tecnica a profusione, tutti gli altri che nel death metal cercano empatia, sofferenza, marciume ne possono tranquillamente rimanere senza.
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