Copertina 7

Info

Anno di uscita:2020
Durata:54 min.
Etichetta:Season Of Mist

Tracklist

  1. TRUTH OF A TYRANT
  2. PLASTIC NOTHING
  3. CURSED GENERATION
  4. ELECTRICAL SICKNESS
  5. WRAITH
  6. OPHIDIAN
  7. NIGHTMARE CONSPIRACY
  8. WALTZ DYSTOPIA
  9. AMBIVALENT I
  10. ACID CROWN
  11. ASPHYXIA

Line up

  • Luke Roberts: guitar, vocals
  • David Davidson: guitar
  • Brett Leier: bass
  • James Knoerl: drums
  • Jocelyn Barth: additional backup vocals on “Ophidian,” “Nightmare Conspiracy” and “Ambivalent I”
  • Erik Van Dam: saxophone on “Acid Crown”

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Arrivano al cospetto del mio sempre avido apparato cardio-uditivo con la nomea di essere un connubio tra Queens of The Stone Age, Voivod e Alice In Chains e non è difficile con tali presupposti accendere da subito i gangli sensoriali della curiosità e dell’attenzione.
Si chiamano Gargoyl e tra le loro fila spiccano i nomi di Dave Davidson (Revocation) e Luke Roberts (Ayahuasca), supportati da un manipolo di musicisti (ospiti compresi) altrettanto visionari e inquieti, in grado di rendere “Gargoyl” un esperimento di musica “trasversale” piuttosto intrigante.
Si può parlare di “esperimento” perché a mio modo di vedere il vorticoso miscuglio di metal, jazz, dark, grunge e prog inscenato dai nostri, pur fascinoso, avrebbe bisogno di una maggiore “messa a fuoco” complessiva per apparire veramente coerente e convincente.
I liquidi squarci psichedelici, i gorghi oscuri, le roventi dissonanze chitarristiche e un cantato angoscioso e ipnotico (fortemente debitore dell’indimenticato Layne Staley) che caratterizzano il programma conducono l’astante in un labirinto sonoro morboso e paranoico, in cui però il rischio della reiterazione e dell’eccessiva diluizione è alla lunga abbastanza incombente.
Le digressioni liturgiche di “Truth of a tyrant” aprono un disco che con la successiva “Plastic nothing” inizia a sgranare il suo rosario delirante, elegiaco e frenetico, seguito dalla sferragliante "Cursed generation” e da una "Electrical sickness” che comincia a “mostrare la corda” di una formula espressiva leggermente abulica nella sua ricerca creativa.
Andiamo meglio con il lirismo prog-grunge di "Wraith” (che piacerà anche ai fans degli Opeth) e la strisciante disperazione di “Ophidian”, mentre “Nightmare conspiracy” ripropone con minore efficacia l’ossessivo canovaccio e “Waltz dystopia” si segnala per l’andatura magnetica, sgretolata da improvvise e frementi scariche di rabbia allucinata.
Ambivalent I” (un grumo di vibrante agonia tra AIC e Voivod) e “Acid crown” (una delirante composizione dai cromatismi quasi King Crimson-iani, complice il sax di Erik Van Dam) sono probabilmente i momenti più alti di una raccolta che con “Asphyxia” fornisce all’ascoltatore l’idea di come con il termine ballata si possa intendere anche un trip acido e gassoso.
Gargoyl” è un’opera che si colloca con un certo coraggio nell’ipersaturo e conformista mercato discografico contemporaneo, attivando un processo evolutivo ricco di tensione emotiva, a cui guardare con interesse anche nell’ottica degli auspicabili sviluppi futuri.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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