Copertina 7,5

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2006
Durata:49 min.
Etichetta:Century Media
Distribuzione:EMI

Tracklist

  1. FIRE! BATTLE! IN METAL!
  2. UNITED
  3. BLIND EVIL
  4. EVILUTION
  5. LET ME OUT
  6. HIGHER ON FIRE
  7. KINGDOM AT WAR
  8. LOVE IS BLIND
  9. FALLING
  10. BACK FROM THE DEAD
  11. DOOMLORD
  12. MY NUMBER ONE

Line up

  • Niklas Isfeldt: vocals
  • Fredrik Nordström: guitars, keyboards
  • Peter Stålfors: bass
  • Mark Black: guitars
  • Pat Power: drums

Voto medio utenti

Un futuro messo in discussione da diverse defezioni, quelle poi definitive di Gus G. e Snowy Shaw, e quelle (fortunatamente rientrate) di Peter Stalfors e sopratutto di un Niklas Isfeldt alla prese con seri problemi alle corde vocali, ed invece i Dream Evil si ripresentano puntali all'appello con il loro quarto disco, sotto un titolo perfetto per spazzare via tutte le ombre che gravavano sulla band: "United".
Non ho mai nascosto la mia predilezione per i Dream Evil e per il loro Heavy Metal di chiara derivazione ottantiana, classico e potente, con un cantante sicuramente sopra alla media, e dotati di un'invidiabile dote d’innata simpatia, ed ora alle luce di "United" non si avvertono cedimenti di sorta. Un muro sonoro che prende il via con l'inno metallico "Fire! Battle! In Metal!", per proseguire con la priestiana "United", canzone con un refrain accattivante ed un breve ma efficace assolo di Mark Black, e la scattante e sbarazzina "Blind Evil" dove Niklas Isfeldt lascia davvero il segno, giusto per ricordarci quale grossa perdita sarebbe stata non ritrovarlo dietro il microfono dei Dream Evil. Gli svedesi con "Evilution" si propongono invece come dei novelli Scorpions, anche se in realtà non si tratta poi di uno dei pezzi meglio riusciti del disco, che può far mostra di canzoni come la battagliera ed epica "Kingdom At War", dove si mettono in evidenza i due nuovi innesti del gruppo, il già citato Mark Black ed il "picchiatore" Pat Power, l'accattivante uptempo "Falling" ed una serrata "Back from the Dead", legata a doppio nodo agli eighties. Di tutt'altra pasta invece la ballad "Love Is Blind" che si rivela utile solo a mettere in mostra la versatilità di Isfeld.
Non giunge poi del tutto inaspettata la cover finale, lo stravolgimento (con un andamento che ricorda quello di "The Book Of Heavy Metal") di "My Number One", pezzo pop con il quale la cantante greca Helena Paparizou vinse l'edizione del 2005 dell'Eurovision Song Contest, dove ritroviamo all'opera la formazione originale dei Dream Evil, vista la presenza di Gus G. e di Snowy Shaw.
Nessuno sbandamento quindi, e rieccoli più vivi che mai, ormai pure il vecchio Freddy Krueger ha smesso di disturbare i "sogni malvagi" di Fredrik Nordström e soci!

"United, united, united we stand, united we never shall fall…"
(ehi, ma questi non sono i Dream Evil!!!)
Recensione a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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