Secondo lavoro in studio per i fratelli germani Reckless Tide, sestetto autore di un thrash piuttosto moderno e headbangeggiante. La line up è quantomai curiosa, dal momento che delle parti di chitarra si occupa anche una bella figliola corrispondente al nome di Susanne Swillus, mentre dietro al microfono si alternano due voci, Andrew Troth per le parti gridate e Kjell Hallgreen per gli scream ed i growl.
"Helleraser" è un bel disco thrash, molto debitore agli americani Testament che costituiscono l'influenza più corposa e percepibile del sound dei Reckless Tide: il ritornello dell'iniziale "Vicious Circle" è esemplare a questo riguardo, in cui la voce ricorda molto da vicino Chuck Billy, soprattutto quello di "The Gathering". Anche il guitar work è molto vario ed elaborato, con stacchi pesanti e monolitici, tipici per l'appunto della band della Bay Area. La successiva "The Preacher" trova il suo punto di forza in un chorus con una doppia cassa regolare e granitica che invoglia e spinge a sane scapocciate, anche se si rivela forse troppo lunga e ripetitiva, stentando ad entrare in testa. "Corrupted" invece è il pezzo in cui è maggiormente palpabile l'impronta dei Testament (nella voce soprattutto), ma si coglie anche la presenza degli Slayer, nel primo assolo piuttosto approssimativo e di impatto, più che di classe. Per tutto il disco è invece encomiabile il lavoro svolto alla batteria da Kai Swillus, molto vario, preciso, di ottimo gusto e con un groove resistibile. L'uso della doppia cassa è morigerato, ma denota un certo spessore e ricerca del suono da parte del drummer. Nella lista delle influenze dei Reckless Tide figura anche qualche spruzzatina di death melodico svedese (Dark Tranquillity, per fare un nome, come si può sentire in "Evolution"). Considerando il disco nella sua totalità, ci sono canzoni veramente ottime come "Evolution", "The Preacher" e "House Of Cards", altre che invece rischiano di perdersi in cambi di riff e tempi che diventano troppo dispersivi e compromettono la godibilità di "Hellraiser".
La produzione invece è veramente buona, con una batteria ben presente e con le casse bene in primo piano a menare fendenti, mentre le chitarre sono equalizzate ottimamente creando un muro sonoro molto diretto e pieno.
I Reckless Tide posseggono delle doti tecniche invidiabili e sanno come scrivere bei pezzi, ma troppo spesso tendono a perdersi un po' alla ricerca di soluzioni strumentali troppo ardite. Il disco si lascia ascoltare, ma necessita di alcuni ascolti approfonditi per poter essere metabolizzato per bene, rivelandosi un buon lavoro. E per essere al secondo album, direi che va bene così.
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