Copertina 7

Info

Genere:Prog Rock
Anno di uscita:2021
Durata:42 min.
Etichetta:Caroline International

Tracklist

  1. UNSELF
  2. SELF
  3. KING GHOST
  4. 12 THINGS I FORGOT
  5. EMINENT SLEAZE
  6. MAN OF THE PEOPLE
  7. PERSONAL SHOPPER
  8. FOLLOWER
  9. ANYONE BUT ME

Line up

  • Steven Wilson: vocals, guitars, keyboards
  • Nick Beggs: bass, Chapman Stick
  • Adam Holzman: keyboards
  • Craig Blundell: drums
  • Ninet Tayeb: backing vocals

Voto medio utenti

Il nuovo album di Steven Wilson esce a quattro anni di distanza dal controverso “To The Bone”, ma non è poi così diverso da quest’ultimo. Se infatti non avevate apprezzato la “svolta 80s” dell’artista britannico, non sarà di certo “The Future Bites” a farvi cambiare idea.

Il full-length è oggettivamente una goduria per le orecchie (ascoltare per credere), ma sono le composizioni a non convincere appieno. Dopo la breve ed enigmatica “Unself”, Steven Wilson ci “stordisce” con “Self”, un frullato un po’ indigesto a base di Peter Gabriel, Talking Heads, David Bowie e King Crimson, prima della più intima “King Ghost” di scuola Talk Talk. Se “12 Things I Forgot” suona come una moderna “Lazarus” dal sapore pinkfloydiano, “Eminent Sleaze” strizza l’occhio alla black music, anticipando un altro tributo ai Pink Floyd del periodo “A Momentary Lapse Of Reason”/”The Division Bell” dal titolo “Man Of The People”.

“Personal Shopper” continua a sembrarmi la traccia più interessante del lotto, sia per la struttura coraggiosa che per il riuscito mix di sonorità a cavallo tra Art Of Noise, Joy Division e Pet Shop Boys (con un cameo di Elton John - con tutto il rispetto per Sir John - del tutto ininfluente sul risultato finale). La lineare “Follower” sembra provenire direttamente dalle session del sopraccitato “To The Bone”, e sfocia nell’avvolgente ma soporifera “Count Of Unease”, un tripudio di pad sintentici Anni Ottanta.

Se “The Future Bites” crescerà con gli ascolti ancora non so dirlo, ma l’impressione è che Steven Wilson abbia (finalmente?) fatto pace con sé stesso e con il music business. Che poi questo sia un bene o meno per la sua musica lo lascio valutare a voi…

Recensione a cura di Gabriele Marangoni

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