Non lo nascondo … in un 2020 impreziosito da tante uscite di enorme livello (Harem Scarem, Pride Of Lions, The Night Flight Orchestra e H.E.A.T., per fare qualche esempio …) il mio rammarico per non aver visto nemmeno un disco di
rock melodico nella
Top Ten dei nostri lettori è stato piuttosto consistente … eppure lo so che tra il popolo dei
Gloriosi ci sono parecchi estimatori del genere, evidentemente troppo “timidi” e riservati per far sentire adeguatamente la loro voce. E allora questa è l’occasione giusta per sollecitare la falange più “raffinata” del nostro pubblico a inserire questo “
Retransmission” tra le incisioni migliori del 2021, esortandolo fin da ora a ricordarsene senza ritrosie quando si tratterà di condividere l’elenco dei primatisti dell’anno.
Mi rendo conto che un’affermazione del genere, al 22 di gennaio, potrebbe sembrare forse un po’ prematura, eppure sono fermamente convinto che battere i
W.E.T. sul loro “terreno” preferito sarà ancora una volta un’impresa pressoché proibitiva, rappresentando quel prodigioso
benchmarking a cui molti guardano con ammirazione e magari pure con un pizzico di malcelata invidia.
C’è poco da fare … quando questi campioni del settore uniscono le loro forze, ai gangli sensoriali dei
melomani non resta che prepararsi a un gratificante superlavoro, incalzati da dosi massicce di perizia tecnica, forza interpretativa e
pathos tangibile.
Un coagulo espressivo che va oltre il risultato della collaborazione tra eccellenti
performers e si presenta come una pregiata forma di “affinità elettiva” tra anime sensibili ed estremamente dotate, capaci di ostentare una comunione artistica davvero avvincente, espressa attraverso undici nuovi frammenti di grande musica.
“
Big boys don't cry”, con la sua melodia pulsante che si scompone nell’etere, è il primo lampo emozionale dell’opera, ma a dimostrazione che non si tratterà di un passeggero temporale estivo, arrivano subito dopo una
jam session tra
Ozzy, Rainbow e Journey intitolata “
The moment of truth” e una scalciante “
The call of the wild”, gioiellino di evidente derivazione Talisman-
esca.
“
Got to be about love” ha tutti i mezzi per diventare un
hit “radiofonico” e se “
Beautiful game” graffia con garbo ed esplode in un
refrain a “presa rapida”, “
How far to Babylon” torna a proporsi con convinzione come potenziale “tormentone” per i palinsesti attenti al
rock n’ roll, anche di quelli che, nello specifico, amano trasmettere “roba alla Nickelback” e non hanno preclusioni di sorta nei confronti di una formazione meno nota in “certi” ambienti e tuttavia attrezzata per farsi rispettare pure tra i nomi “alla moda”.
A chi ama le atmosfere maggiormente sbarazzine e vaporose è destinata “
Coming home” (non lontana da certe cose dei The Darkness), mentre a coloro che non s’illanguidissero durante l’ascolto di “
What are you waiting for” consiglio un immediato controllo cardiologico.
Si continua con la vibrante frivolezza di “
You better believe it” e l’estrema piacevolezza di “
How do I know”, per un programma che con la contagiosa “
One final kiss” conficca nella memoria degli
chic-rockers l’ennesima scheggia di classe purissima, mescolando ad arte ingredienti sonori tutt’altro che rivoluzionari.
Robert Såll,
Erik Mårtensson e
Jeff Scott Soto, i titolari originali (con le rispettive “navicelle madri”) del
monicker, e i loro preziosi sodali, hanno dunque sfornato un nuovo archetipo di supremo piacere melodico ... dopo averlo appurato, non rimane che gridarlo tutti assieme ai quattro venti!