Conosciuti ai tempi dell’eccellente “Red, hot & heavy”, apprezzati nel più “commerciale” “Future world” e nella devozione Purple-iana di “Jump the gun”, avevo completamente perso le tracce dei danesi Pretty Maids e delle loro maggiormente recenti produzioni discografiche, a quanto sembra suggestionate da tentazioni vagamente “attualizzate”.
E’ con grande piacere che li ritrovo oggi in ottima forma accasati presso la nostrana Frontiers, e questo “Wake up to the real world”, giunto dopo un periodo d’inattività dovuto a circostanze avverse personali e professionali, si rivela, alla prova dei fatti, un lavoro davvero ben realizzato e parecchio avvincente.
Sebbene non sia in grado di valutarne la portata nei confronti dei dischi imputati di “modernismo”, una certa propensione “innovatrice” si riesce a cogliere a sprazzi pure nel nuovo Cd, anche se complessivamente possiamo tranquillamente affermare che quello ad essere principalmente rappresentato nel 11-tracks in questione è l’hard ‘n’ heavy “tradizionale” di marca eighties, con i Deep Purple da indicare nuovamente tra gli essenziali indiziati di “condizionamento” musicale (in una forma comunque meno evidente che in passato) e non solo a causa di una pregevole rilettura della splendida “Perfect strangers”.
E’ sufficiente ascoltare il brano che dà il titolo all’albo per comprendere immediatamente che i Pretty Maids non hanno perso il loro tipico “tocco” nel miscelare sapientemente grinta e melodia e per ricordarsi di quanto sia espressiva l’ugola di Ronnie Atkins e puntuale la chitarra macina riffs di Ken Hammer.
Le vivaci “All in the name of love” e “Why die for a lie” proseguono nell’opera di seduzione con una gradevole spruzzata Porpora, mentre in “I am the end” il leggero arrangiamento “elettronico”, le chitarre aggressive e scure e la voce che diventa a tratti minacciosa e cattiva, offrono un formidabile saggio di come “passato” e “presente” possano agevolmente convivere se si ha la classe per farli andare d’accordo così bene.
“As guilty as you” è un prezioso numero elettro-acustico dal flavour “radiofonico”, le melodie adulte che sanno anche pungere di “Such a rush” avvolgono l’ascoltatore in un abbraccio caloroso e confortevole laddove “Terminal violence” e ancor di più “Brave young breed” lo aggrediscono con forza e intensità.
In “Where true beauty lies” e “Another shot of your love” viene affrontata con notevole competenza la materia romantica e il risultato è un sussulto d’impulsi scevri da melensaggine gratuita, veramente appaganti dal punto di vista emozionale.
Con i suoi sporadici accenni “d’aggiornamento” sonoro abilmente inseriti in una struttura armonica consolidata e “familiare”, “Wake up to the real world” appare come un prodotto adatto ai fans “storici” del gruppo e, perché no, anche un’occasione importante per conquistarne di nuovi … in poche parole … un ritorno col botto!
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