Come si fa a non amare un disco che s’intitola “
Torino”? Città ricca d’arte, magia, mistero e storia (e tante altre
cosette meno edificanti …), prima capitale del Regno d'Italia, musicalmente per troppi anni offuscata dalla vicinanza di Milano, nei confronti della quale ha spesso patito una sorta di “sudditanza psicologica”.
Come dite? In tale affermazione c’entra il fatto che il sottoscritto provenga proprio dal suddetto capoluogo piemontese?
Beh, forse appena uno
zinzino ma, facezie a parte, in realtà è facilissimo apprezzare il nuovo lavoro dei
Be The Wolf per i suoi contenuti artistici, e questo anche qualora non aveste legami di derivazione sabauda.
Vi deve però piacere il
rock n’ roll ad ampio spettro, quello che mescola
hard,
pop,
alternative, elettronica e
blues senza pregiudizi, istigato esclusivamente dalla “fame” di esprimersi attraverso “canzoni” in grado di rimanere impresse nella memoria dell’astante.
Il gruppo formato da
Federico Mondelli (Frozen Crown, Volturian),
Marco Verdone e
Paul Canetti ritorna con un albo che ricorda un po’ l’approccio degli esordi, tralasciando i suoni più “duri” di “
Empress” e puntando su una formula espressiva che fa dell’istantanea assuefazione una delle sue caratteristiche principali.
Forti di una maturità nella scrittura che li rende fruibili senza manierismi, i brani di “
Torino” appaiono freschi e vitali, le loro soluzioni melodiche colpiscono immediatamente i sensi e grazie alla varietà dei temi non rischiano di annoiare chi è avvezzo al concetto di “
rock radiofonico per il terzo millennio”.
Impossibile rimanere indifferenti di fronte al contagioso
groove funky di “
Undefeated” e “
April”, ma se pensate che il
Lupo abbia perso il suo innato istinto primordiale, eccolo pronto a smentirvi sfoderando gli artigli in “
Failures”, con i suoi bagliori
nu-metal, in "
Pretty little things” e nella grintosa “
Dancing rhinos”.
Il
riff magnetico e il ritmo pulsante di “
Teenage mutants” rendono il pezzo un altro momento ammaliante del programma, mentre è il ritornello a imprimere un notevole slancio emotivo a “
Stay awake”, seguita da una “
Cinnamon” che conquista per il suo fascinoso clima fumoso e cinematografico (
Robert Rodriguez e
Tarantino credo gradirebbero …).
Lasciamo per ultimi i commenti riservati alla
title-track dell’opera, gioiellino di suggestivo
synth-rock e per “
Sorry not sorry”, che strapazza le peculiarità dell'
hard-blues con spirito “contemporaneo”, combinandole con una
catchiness davvero spiccata e coinvolgente.
Con “
Torino” i
Be The Wolf proseguono sicuri, sebbene in assenza di ulteriori evoluzioni, nel loro brillante percorso artistico, confermando talento e attitudine nella costruzione di un suono arguto e di “facile presa”, per la soddisfazione di tutti (di qualunque estrazione geografica
eh,…) i
rockofili privi di paraocchi.
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