Una formazione in piena evoluzione, quella dei belgi
Splendidula. Attivi dal 2008, avevano esordito con un album omonimo nel 2013, inseribile nel filone doom-sludge con pennellate psych. Dopo un significativo riassetto della line-up, cinque anni dopo esce "Post mortem" che vede una decisa sterzata verso un sound maggiormente composito, una sorta di mix post-metal, alternative rock e scampoli di atmosfera doomy. Adesso è il momento del terzo capitolo discografico, pubblicato da
Argonauta, intitolato "
Somnus".
Il quintetto di Genk conferma la propria attitudine alla contaminazione tra i generi sfornando un lavoro molto variopinto e personale, pur con qualche caduta di tensione.
Sei brani medio-lunghi, complessi nel loro svolgimento, diversi per sonorità ed atmosfera, non certo immediati ma che contengono passaggi in grado di catturare l'ascoltatore "open-minded". La prima traccia, "
Somnia", è sicuramente un hit: pensate ai Mastodon o agli Intronaut con una splendida voce femminile (
Kristien Cools), dal timbro cristallino e leggiadro che si staglia sopra un tessuto post-heavy sinuoso e multiforme. Impennate metalliche rabbiose e rarefazioni letargiche, assolo Floydiano e malinconiche ombreggiature di sconforto e desolazione. Molto raffinato, molto intenso, molto bello.
La successiva "
Void" introduce un simil-growl ad opera del chitarrista/cantante
Pieter Houben, che si alterna con la limpidezza della collega. Il tema di fondo diventa più cupo ed industriale, sferzante e distorto, anche se permangono alcuni momenti di rallentamento doomy. Si percepisce il desiderio della band di incastrare insieme tutte le proprie differenti influenze, di alimentare una sensazione di freschezza ed originalità, però il risultato finale appare un pò confuso.
Meglio "
Incubus", che parte leggera ed onirica con la Cools come protagonista, poi si trasforma in un feroce tonnellaggio dal retrogusto sludge. Funziona sia il contrasto tra le due voci, sia quello tra la massiccia struttura strumentale ed i vocalizzi della cantante. C'è uno spirito alternativo e sperimentale che riconduce ad esempio ai Tool, ma anche una identità autonoma rimarchevole. Otto minuti spesi bene.
La più concisa "
Oculus" riporta in superficie la drammaticità doom/black che è una presenza strisciante dell'intero disco, un brano severo e gelido quasi minimalista nella sua essenzialità, mentre "
Drocht" si perde nuovamente nell'insistenza dell'alternanza vocale pur risultando l'episodio più pesante e metal in scaletta. Cadenze massiccie ed atmosfera da tregenda, ma lascia qualche perplessità.
Di nuovo vincenti i nove minuti della conclusiva "
When God comes down", con una nebbiosa partenza in puro stile post-metal, eleganza progressiva, un crescendo dalle sfumature psichedeliche ed un finale dal timbro abrasivo e granuloso. Un buon trip, dove passato e modernità si amalgamano perfettamente.
Il lavoro degli
Splendidula convince, anche se resta ancora qualcosa da perfezionare. Da apprezzare il progresso e la maturazione del gruppo delle Fiandre, che si ritaglia una collocazione di buon livello nella difficile area di trasversalità ai filoni canonici.
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