Pesante, oscuro, marcio e psichedelico. Potremmo sintetizzare così il sound dei bolognesi
Three Eyes Left, in questo nuovo album "
Legione" pubblicato da
Go Down. Attiva dal 2004, la band propone uno stile connesso col doom, con lo sludge, con il metal più torvo ed alienante, con le derive psych maggiormente acide e corrosive. Siamo indubbiamente nell'ambito dei "panzer-sonici", con riferimenti ad Electric Wizard, Church of Misery, Sleep, Bongripper, Fistula, Grief, ecc, soprattutto per la costante sensazione di straniamento e stordimento prodotta nell'arco dei nove lunghi ed annichilenti brani.
Fuzz orgiastico e ritmiche mastodontiche caratterizzano il dipanarsi di episodi che spesso sforano i dieci minuti di durata, grondanti oscurità infernale e tossicità lisergica da "bad-trip". In aggiunta, le vocals alternano scioltamente parti clean, scream e growl tombale, alimentando lo spiazzamento dell'ascoltatore. Si tratta di un disco lavico, magmatico, una sorta di sabbie mobili ultra-heavy dove è sempre presente l'angoscia di sprofondare in abissi senza ritorno. Non innovativo, perchè i collegamenti ideologici con i nomi citati prima risultano ben evidenti, ma certamente efficace nella sua essenza monolitica, ammorbante e soffocante.
Suoni ipertrofici ed heavy grezzo e slabbrato costituiscono il filo comune di percorsi allucinati e sfibranti come "
Sulfur" o "
Left hand path", dove sembra di ascoltare gli Eyehategod o i Ramesses ma più dilatati e trasversali. Altri episodi mostrano un timbro maggiormente raw-psych, molto Electric Wizard per le connessioni con un post-doom apocalittico, drogato, massiccio e proiettato verso gli incubi infernali ("
Satanauta", "
Master of beyond"). Lentezze pachidermiche, sfoghi aggressivi, vocals alla marjhuana, assoli e groove stoner, atmosfere criptiche, growl orcheschi, c'è davvero un pò di tutto in questo disco.
A tratti, forse anche troppo. Sembra che i felsinei puntino ad una sorta di incontinenza sonica, che talvolta fa perdere loro la direzione. Il trio compensa introducendo sempre qualche sorpresa, qualche passaggio brillante e convincente, però seguire le loro costanti giravolte riff-ritmiche non è facile.
Certo che pezzi monumentali come "
Bargain with the serpent" o "
We are legion" non sono secondi a nessuno in fatto di pesantezza heavy-sludge-doom. Prendete i Black Sabbath, distorceteli e seppelliteli sotto una montagna di fango-fuzz ed avrete una vaga idea di cosa vi aspetta.
Album che conferma pregi e difetti della formazione nostrana: massicci all'inverosimile, schiaccianti come un caterpillar, marci ed oscuri come il peggior incubo, ma a tratti con una sovrabbondanza perfino eccessiva. Comunque, se avete bisogno di stordirvi di brutto è un lavoro ideale.
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