Quando è partita l’intro, tutto sommato banalotta, ci sono rimasto male. Mi aspettavo qualcosa di più coinvolgente, ma per fortuna la mia delusione è stata letteralmente spazzata via da “
War outside the wall”, una opener micidiale che ti inchioda alla poltrona e fa capire, in poco più di tre minuti, di che pasta siano fatti i
ThrashWall e cosa aspettarsi dal loro debut album omonimo.
Thrash metal all’ennesima potenza, assolutamente ottantiano nelle intenzioni, sulla scia di Exodus, Testament e Overkill, ma altrettanto attuale per quanto riguarda i suoni nitidi e potenti. Basta poco per capire che i portoghesi sanno il fatto loro, nonostante la giovane età e nonostante stiamo parlando di un disco di esordio. La loro marcia in più è la melodia che emerge a palate durante tutti i brani, sia per quanto riguarda le parti di chitarra, sia, e soprattutto, per il modo di cantare di
Luís Rodrigues, davvero una marcia in più per il quintetto di Évora.
Se la sezione ritmica e il riffing, infatti, sono abbastanza statici e monolitici, impegnati più a tritare qualsiasi cosa si ponga loro davanti, le linee vocali risultano assolutamente vincenti e donano quel valore aggiunto ai brani, riuscendo a fare la differenza. Lo stile di
Luìs può addirittura sembrare poco thrash ad un ascolto distratto, ma vi assicuro che non solo si adatta alla perfezione ai brani, ma, come già detto, li arricchisce di quel flavour melodico che non guasta affatto. Il tutto supportato ed enfatizzato da un ottimo utilizzo dei classici cori sguaiati in pieno stile thrash, che donano profondità ed enfasi ai brani, nel momento in cui serve farlo.
Altro pregio del disco è la sua breve durata, meno di 29 minuti, come si usava fare una volta, che ci assicura l’assoluta mancanza di filler. Mezz’ora scarsa, sette brani, durata media delle canzoni tre minuti e mezzo, la formula funziona alla grande ed assicura un ascolto sempre fresco e sul pezzo. Non c’è tempo di annoiarsi, tra una sferragliata e l’altra, e brani violenti e concisi come la già citata opener, “
Mental destruction”, “
Warehouse rampage” o la micidiale e conclusiva “
Mosh in the hall”, un titolo un programma, ci consegnano una band già estremamente matura, che pur muovendosi lungo coordinate già dettate dai nomi citati prima, riesce comunque a metterci del suo, e calcolando che stiamo parlando di un debutto, c’è solo da sperare per quanto riguarda le prossime mosse dei
ThrashWall.
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