Terzo disco di inediti per gli italiani
Imperivm, gruppo tutto italiano nato nel 2010, dedito a un Power Metal che più classico non si può. Con un abbigliamento e un songwriting che si rifanno agli splendori dell’antica Roma, la band dopo i primi album
“Died Fighting” e
“Rome Burns”, dove le differenze di sonorità fra i due dischi erano minime, se non quasi nulle, nel 2020 vede la luce il nuovo
"Holy War”.
Presentato da una copertina che non brilla certo per bellezza, si viene subito introdotti all’iniziale
“Time To Fight”, pezzo che mostra sin dalle prime note una buona aggressività del gruppo, mista a un ritornello ben orecchiabile. Il problema principale, non del pezzo ma dell’intero disco (come vedremo più avanti) risiede però in una produzione troppo spenta, statica, priva di qualunque tipo di emozioni. La prova vocale di
Giuseppe “Spartacus Thracius” Scaffidi per quanto sia apprezzabile, non riesce mai a svettare completamente regalando all’ascoltatore quel guizzo. E per quanto i ritornelli, come detto, rimangano in testa, ci si accorge pochi secondi dopo la fine di un pezzo che quest’ultimo assomiglia a una canzone a caso di un gruppo Power qualsiasi di fine anni 90’. È il caso di
“Brothers Of Legion”, con un riff che più derivativo non si può, e un chorus buono, ma tremendamente risentito in più salse da molti altri gruppi.
Attenzione però, non è tutto così.
“In A Holy War” ha un buon tiro, e riesce abbastanza bene nel tirare fuori quell’aura epica che dovrebbe avere un disco del genere.
“Quo Vadis Domine” nella sua prevedibilità risulta godibile, seppur suoni come una ballad a stampino stile
Hammerfall.
“Fallen Away” con il suo ritornello pomposissimo riporta alla mente quelle sonorità Power di metà anni 2000, mentre invece con
“3-Headed Monster” si ha con l’inserimento di tastiere molto “happy”, la sensazione di sentire proprio un altro disco. Le stesse tastiere fanno capolino in
“Persecution”, in maniera meno “happy”, ma accompagnate da un ritornello veramente banalotto.
“Holy War” non riesce nell’intento di stupire l’ascoltatore, e seppur sia animato in alcuni tratti da buone idee, queste ultime vengono immediatamente soffocate sia da un senso di già sentito, che da scarsa personalità dei pezzi. Se siete fan delle sonorità alla
Bloodbound,
Civil War, o
Battle Beast provate a dargli una chance, altrimenti passate tranquillamente oltre.
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?