A cinque anni di distanza dall'esordio auto intitolato, torna lo scozzese Ifrinn, artista che, evidentemente, alla quantità preferisce la qualità.
I tre brani che costituiscono il nuovo EP "Caledonian Black Magick", infatti, al pari del precedente lavoro, ci mettono al cospetto di un black metal di pregevolissima fattura, capace di risultare oscuro, disturbante e, contemporaneamente, finemente arrangiato grazie ad un songwriting vario e non mono-tono.
Ifrinn è abilissimo sia nei momenti più caotici che all'interno delle partiture più ragionate e lente durante le quali emerge, prepotente, lo spirito esoterico di un album il cui odore di zolfo si respira a chilometri di distanza e la cui ortodossia ne amplifica la sensazione di disagio e morte che lo permea come un manto appiccicoso.
"Caledonian Black Magick" vive di dissonanze alla Mayhem del Disco, riffs taglienti ed assolutamente lontani dalla banalità, vocals sofferenti e gonfie di odio (su cui aleggia lo spettro di Bjørn "Aldrahn" Dencker), intuizioni "melodiche" ed assolo fuori dal comune, e tempi mai concepiti secondo una linea precisa che evidenziano, tra l'altro, una buonissima preparazione tecnica di un musicista attento ai dettagli ed ai molteplici intrecci armonici che costituiscono il canovaccio su cui prende vita una tela dai colori grigi squarciata, con violenza, da brutalità e lancinanti aperture verso un abisso privo di luce e di calore.
Indubbiamente, è in album come "Caledonian Black Magick" che si respira l'aria del vero black metal, un black metal moderno ma antico al tempo stesso frutto dell'ingegno di un vero emissario del male che, cosa mai scontata, è anche un fine musicista capace di atterrire con il suo messaggio di dolore.
Ascolto musica estrema da oltre trenta anni, quindi fidatevi quando vi dico che Ifrinn è un artista da supportare senza remore e questo un album da acquistare senza pensarci nemmeno un secondo.
Puro Nero.