Direttamente dalla terra di mezzo, riecco gli italianissimi
Ainur, la band che ha votato la sua musica a celebrare il genio di
J.R.R. Tolkien ed in particolare il suo "
Silmarillion".
Il qui presente "
War of the Jewels", in particolare, si occupa delle vicende narrate nell'undicesimo volume della "Storia della Terra di Mezzo", ma sono sicuro che molti di voi saranno più ferrati di me, che pure amo il maestro Tolkien. Musicalmente, è un album che ha avuto una lunga gestazione, visto che i lavori pare siano cominciati addirittura nel 2009; quel che è certo è che la band (sempre molto numerosa) lo ha vissuto come una sorta di rinascita, ed il fatto di arrivare a ben 7 anni dal suo predecessore di certo ha permesso agli Ainur di affinare arrangiamenti, registrazioni e produzione.
Ok, fumo ottimo. Ma l'arrosto? Beh. Per una serie di circostanze redazionali, sono proprio nel mezzo di una sequela di ascolti di musica molto, molto simile a quella degli Ainur, per cui ho la fortuna di avere le orecchie 'allenate', in questo momento, e devo ammettere di aver trovato l'album un po' altalenante. Ci sono brani più convincenti e di presa, e penso a "
Wars Begin", a una "
Spirit of Fire" che beneficia tra l'altro del super guest
Roberto Tiranti, ma molti altri brani mi sono sembrati ridondanti, e a dirla tutta, certe armonie vocali non sono costruite alla perfezione (vedi la conclusiva "
Apocalypse", che soprattutto nella versione bonus acustica lascia emergere lievi dissonanze in fase di armonizzazione).
Ma la cosa che forse mi ha più fatto storcere il naso è il fatto che, ascoltato senza 'contesto', "
War of the Jewels" mi ricordi poco delle atmosfere che istintivamente assocerei al mondo di Tolkien; fatta salva una produzione buona, l'album si fregia anche di ospiti e parti narrate, magniloquenti introduzioni e qualche orchestrazione, ma è la parte compositiva a lasciare qualche dubbio.
Per quanto mi riguarda, l'album non mi ha soddisfatto appieno. Affrontare certi argomenti e con un tale dispiego di forze è sicuramente uno sforzo encomiabile, ma non sufficiente a garantire un risultato pienamente positivo.
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