Gli
Ahab nel
funeral, i
Running Wild nel
classic, gli
Alestorm nel
power folk, i
Legend Of The Seagullmen nel... ehm, diciamo
hard doom prog? Insomma, quello che è…
…e da oggi aggiungiamo al novero delle band d’ispirazione tematica marinaresca i
Thermohaline.
Già, ma in quale corrente del
mare magnum del
metal li inseriamo?
Direi, senza eccessivi tentennamenti, nel
black, benché sia opportuno svolgere qualche distinguo... ma in fondo son qua per questo, no?
La proposta della compagine belga / brasiliana, in effetti, naviga in acque ben lungi da quelle comunemente battute, e preferisce piuttosto avventurarsi negli angoli più remoti delle mappe nautiche.
Uscendo di metafora prima di scadere nello stucchevole, è bene sottolineare quanto personale e sui generis suoni il
debut dei Nostri.
Un
debut in cui
noise,
blackened death,
avantgarde,
post,
industrial, allucinati
sample ed iniezioni di melodia malata si uniscono in un impuro gorgo, reso ancor più instabile da un’indemoniata
drum machine e da brani lunghi e pressoché privi di struttura.
La sensazione, soprattutto durante i primi passaggi nello stereo, è di forte disorientamento: sembra davvero di trovarsi in mare aperto mentre infuria la tempesta, sballottati da onde e correnti, alla mercé di arcane creature marine di
lovecraftiana memoria che emergono da insondabili abissi.
Si badi: l'effetto spaesamento appena descritto, come evidente sin dal titolo dell'opera [
Maelström: nome dato, soprattutto in opere letterarie, a fenomeni del Mare del Nord, ove si formano fortissime correnti di marea cui si attribuiva il potere di risucchiare e distruggere ogni nave che si trovasse a passare entro un certo raggio di distanza], è un
preciso obiettivo del trio, che con notevole lungimiranza definisce il proprio sound “
nautical dementia”.
I
Thermohaline, dunque, sono ben consapevoli di rivolgersi ad un pubblico di nicchia, che può vantare dimestichezza con gli incubi ad occhi aperti partoriti da
acts quali
Deathspell Omega,
Portal,
Anaal Nathrakh,
Gnaw Their Tongues,
Dødheimsgard,
Aevangelist,
Blut Aus Nord, e a cui viene chiesto d’imbarcarsi in una traversata sonora alienante e perigliosa.
Io, per quel che può contare, al netto di alcune asperità eccessive (“
Dark Corners of the Ocean”) e passaggi sin troppo inclini al rumorismo (“
Adamastor”), reputo “
Maelström” un punto di partenza interessantissimo per una formazione tanto giovane quanto talentuosa, che potrà regalare ai più temerari gemme
underground di vorticosa oscurità per molti anni a venire.
Liberate il
Kraken -a vostro rischio e pericolo-…
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