C’è differenza tra cercare di suonare il
blues, il
soul e il
rock n’ roll e il “vivere” questi generi così viscerali e passionali sulla propria pelle, trasformando la tecnica esecutiva e lo studio dei maestri del settore in una sostanza trasudante
pathos e tensione espressiva.
E non è una questione di origine geografica o di discendenza, ma dell’innata predisposizione a un’espressione musicale tradizionale che nelle mani giuste diventa un fenomenale catalizzatore di emozioni umane, di fronte alle quali ogni discussione sulla “modernità” della proposta diventa pretestuosa.
Christian Zecchin e la sua
The C.Zek Band, giunti con questo “
Samsara” alla seconda prova discografica sulla lunga distanza per l’
Andromeda Relix, rappresentano un esempio lampante di come si possa percorrere una strada già ampiamente e diffusamente tracciata con la cura e l’attitudine di chi certe cose ce l’ha nel sangue, e grazie a tale dotazione è in grado di convertire una rigorosa selezione di note in pura energia emotiva.
La chitarra di
Christian non ha bisogno d’iperbolici virtuosismi per scavare l’anima, e lo stesso approccio lo ritroviamo nella sua voce e in quella di
Roberta Dalla Valle, calda, graffiante e intensa.
Il resto lo fanno una puntuale e fantasiosa sezione ritmica, garantita da
Nicola Rossin ed
Enea Zecchin, i vellutati tasti d’avorio di
Matteo Bertaiola e nove avvolgenti composizioni dal fascino “antico”, in cui la magica epopea di Little Feat, Cream, Allman Brothers Band e Fleetwood Mac rifiorisce in tutta la sua immarcescibile vitalità.
Lo spessore artistico del programma è uniformemente elevato, spaziando dalle pastose pulsazioni
southern di “
In the storm” e “
Black river”, alle dissertazioni
R n’ B di “
Each day of crossroad”, per poi affidarsi a foschi e intriganti
groove blues in “
Another train” e finendo per raggiungere il
climax nello strumentale in due parti che dà il titolo all’opera, in cui i musicisti “fondono” ad arte ispirazione, immaginazione e capacità empatiche.
Le sonorità liquide, dal tocco vagamente Floyd-
iano di “
This is the right day to cry” e l’ardore
funk di “
Feel so good” (impreziosita dal flauto dell’ospite
Maurizio Leone) aggiungono ulteriore
comfort cardio-uditivo a un albo che con “
Stolen soul” piazza un formidabile atto finale, in cui veder splendidamente evocate le nobili effigi di Santana, Deep Purple e Derek and The Dominos.
Con “
Samsara” la
The C.Zek Band decide di ricordarci com'è il
rock quando è il cuore il primo organo a essere coinvolto nel progetto … un
reminder che non è mai superfluo o retorico.
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