Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2006
Durata:46 min.
Etichetta:MTM
Distribuzione:Frontiers

Tracklist

  1. DO YOU LIKE IT
  2. INSOBRIETY
  3. GET OVER IT
  4. CRAZY
  5. I'D DIE FOR YOU
  6. FLESH AND BLOOD
  7. LET ME BE YOUR FAVORITE
  8. THE OTHER SIDE
  9. DESERVE IT
  10. LOVE IS BY YOUR SIDE
  11. LOVESONG

Line up

  • Michael Bormann: vocals, bass, keyboards
  • Tore Moren: guitar, backing vocals
  • Lars Forseth: guitar, backing vocals
  • Per Helge "Peppa" Bruvoll: drums

Voto medio utenti

Dopo aver impreziosito in nuovo Cd di Zeno e aver dato prova delle sue capacità tecnico/compositive nel solo album “Conspiracy”, ancora un centro pieno per l’eccellente singer teutonico Michael Bormann, questa volta impegnato a diffondere le proprie qualità dal microfono dei norvegesi Rain, alla seconda prova discografica sulla lunga distanza (esordio nel 2002 dal titolo “House of dreams”).
“Stronger” è, infatti, un buonissimo dischetto di hard rock melodico, che non disdegna alcune “puntatine attualizzate” inserite con classe e misura in una situazione piuttosto “tradizionale” e si rivela complessivamente un piacevolissimo ascolto per tutti i sostenitori del settore.
Il campionario presente è parecchio ricco e vario, in grado di accontentare ogni genere di melodic rocker: “Do you like it” e “Get over it” con il loro tocco vagamente “modernista” sono due brani perfetti per tutti coloro che pur apprezzando questo genere musicale si sono un po’ stancati di sentir ricalcare i “soliti” schemi, “I’d die for you”, “The other side” e l’esplicita “Lovesong” appagheranno con grazia e intensità quelli dall’animo maggiormente romantico, “Insobriety” (già apprezzata nella compilation celebrativa “MTM 10th anniversary”) e “Let me be your favorite” piaceranno a chi ritiene che nelle fibre della melodia si debbano inevitabilmente annidare anche vigore e risolutezza, mentre chi ama le atmosfere “radiofoniche” e vaporose non potrà che gioire durante l’ascolto di “Flesh and blood”, “Deserve it”, “Love is by your side” e forse riuscire pure ad allietarsi con la gradevole esilità di “Crazy”.
Ognuna con le sue peculiarità, le canzoni sono, dunque, collettivamente egregiamente congeniate, ma, ovviamente, non sarebbero così efficaci se non ci fosse un cantante di “razza” superiore ad interpretarle, con quella laringe in grado di modulare con la medesima perizia rappresentazioni di forza, ardore e passionalità, richiamando alla memoria le tipiche tonalità del primo Bon Jovi o addirittura un pizzico di quelle che il buon Dio ha donato a John Waite (“Flesh and blood”), immerse in una considerevole dotazione propria.
Visto che normalmente gli appassionati di questo stile sono degli “strani” esseri che considerano in pratica tutti gli aspetti appena descritti (escludendo, forse, solo la componente “innovatrice”, non sempre bene accetta!) come elementi imprescindibili per giudicare degna d’esborso economico una produzione discografica, direi proprio che per costoro è altamente consigliabile iniziare a fare “la cresta” sulla spesa per reperire i fondi necessari a tale operazione.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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